Precipita la situazione a Khartoum, dove da mesi la popolazione manifesta, chiedendo che dopo la fine del trentennale regime di Omar al-Bashir, il potere venga passato ai civili. Il sit-in davanti al quartier generale delle forze armate nel centro di Khartoum è stato completamente smantellato dalle forze di sicurezza: secondo il sindacato dei medici, vicino all'opposizione, almeno 30 manifestanti sono stati uccisi. Difficile, secondo il sindacato, fornire un bilancio esatto della strage, perché "le forze di sicurezza e la polizia hanno circondato gli ospedali". Tra le vittime anche un bambino di 8 anni.
"Le forze di sicurezza, l'esercito, la polizia e i battaglioni della milizia hanno disperso il sit-in pacifico", ha riferito l'Alleanza per la Libertà e il Cambiamento che guida le proteste. "Fuori dal quartier generale non c'è nessuno, ma solo i corpi dei nostri martiri che non è stato possibile evacuare". I leader della protesta hanno quindi annunciato "la fine di tutti i contatti politici e i negoziati" con i governanti militari e hanno incitato a una "disobbedienza civile totale".
Le forze armate avevano smentito di aver cercato di smantellare con la forza il raduno dei manifestanti, sostenendo che nel mirino degli agenti c'era "un'area pericolosa lì vicino, chiamata Colombia, divenuta un focolaio di corruzione e pratiche negative".
"Ci attendiamo che il Consiglio militare di transizione agisca in modo responsabile" perché "ogni decisione di intensificare il ricorso alla violenza non puo' che far deragliare il processo politico", ha commentato una portavoce Ue, sottolineando che "la priorità resta il trasferimento rapido di potere a un'autorità civile".
Anche l'Onu ha condannato le violenze, mentre gli Usa hanno accusato le autorità di un "attacco brutale che ricorda i peggiori crimini del regime" di Bashir. Dall'Egitto è arrivata l'esortazione a tutte le parti a tornare al dialogo: Il Cairo "segue con grande interesse gli sviluppi e sottolinea anche l'importanza che tutte le parti sudanesi si impegnino per la calma, autocontrollo e il ritorno al tavolo negoziale". Finora i diversi round negoziali tra generali e leader civili della protesta si sono arenati su chi dovrà guidare l'organo di transizione, se civili o militari.