Dalla disputa tariffaria a quella tecnologica, passando per le rivendicazioni di Pechino nel Mare Cinese Meridionale, la questione di Taiwan, e le pesanti accuse di violazione dei diritti umani nella regione autonoma cinese dello Xinjiang. Le divisioni tra Cina e Stati Uniti potrebbero sfociare, secondo alcuni, in una "guerra fredda tecnologica", o per i più pessimisti, in uno scontro militare, nel medio-lungo periodo.
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Dazi
Le tensioni si sono inasprite nelle ultime settimane, con la ripresa dello scontro sulle tariffe, rimasto in pausa per poco più di sei mesi, dopo una tregua concordata Donald Trump, e Xi Jinping. Ma Trump ha deciso di aumentare al 25% i dazi su 200 miliardi di dollari di prodotti made in China e minaccia di innalzare al 25% le tariffe su altri 325 miliardi di dollari di merci esportate da Pechino.
La Cina ha risposto aumentando fino al 25% le tariffe su 60 miliardi di dollari di merci made in Usa.
Huawei
Il caso che ruota attorno al gigante delle telecomunicazioni cinese è il simbolo della disputa tecnologica. Washington accusa il gruppo di Shenzhen di spionaggio e ha fatto aperta campagna tra gli alleati occidentali per escludere l'azienda fondata da Ren Zhengfei dalle gare per la realizzazione delle reti 5G. Huawei è stata oggetto di un bando dall'acquisto di componentistica Usa a cui si sono adeguatI Google e i più grandi produttori Usa di chip, come Qualcomm, Broadcom e Intel.
Washington ha poi allentato la morsa per per permettere al colosso delle tlc cinese di mantenere i network attuali e di fornire aggiornamenti software ai dispositivi esistenti. Huawei deve rispondere di 23 capi di imputazione formalizzati a fine di gennaio dal Dipartimento di Giustizia di Washington, che vanno dal furto di segreti industriali alla violazione delle sanzioni all'Iran. La direttrice finanziaria Meng è stata arrestata il 1 dicembre scorso in Canada su mandato degli Usa, ed è accusata di frode bancaria e di violazione delle sanzioni all'Iran, e attende di conoscere il verdetto sulla sua estradizione negli Stati Uniti, per il quale tempi potrebbero essere lunghi.
Hikvision
Il versante tecnologico della disputa si è arricchito di un nuovo capitolo, che vede al centro il gruppo che si occupa di sorveglianza di Hangzhou (nella Cina orientale), che potrebbe essere oggetto di un bando simile quello che ha colpito Huawei. La vicenda si intreccia anche con le attività di video-sorveglianza per il riconoscimento facciale nella regione autonoma dello Xinjiang, sotto i riflettori per le accuse di detenzioni di massa, soprattutto ai danni della minoranza autoctona degli uighuri. Altri quattro gruppi della tecnologia potrebbero subire una sorte simile, secondo fonti al corrente della questione citate dall'agenzia Bloomberg, e la vicenda potrebbe portare a un ulteriore innalzamento della tensione sul piano tecnologico tra Cina e Stati Uniti. (
Taiwan e il Mar Cinese Meridionale
A dividere Cina e Stati Uniti ci sono anche le tensioni geopolitiche, a cominciare dal Mare Cinese Meridionale, oggetto di sempre più frequenti incursioni di mezzi della Marina statunitense in acque rivendicate dalla Cina, e dalla questione di Taiwan, che Pechino considera una provincia ribelle destinata alla riunificazione con la madrepatria, e con cui Washington ha aumentato i contatti, irritando Pechino.
Il tema del Mare Cinese Meridionale sarà di scena nuovamente nelle prossime settimane, dal 31 maggio al 2 giugno prossimo, in occasione degli annuali Shangri-La Dialogue di Singapore sulla sicurezza in Asia: all'evento parteciperanno sia il segretario alla Difesa Usa nominato da Trump, Patrick Shanahan, sia il ministro della Difesa di Pechino, Wei Fenghe, in quella che sarà la prima partecipazione di un ministro cinese all'evento nella città-Stato da otto anni a questa parte.
La via della seta
Gli Usa criticano la Cina anche per altre mosse a livello internazionale, a cominciare dall'iniziativa Belt and Road, di cui si è celebrato a Pechino il secondo forum il mese scorso, per i rischi di "trappola del debito" connessi ai progetti che rientrano nell'iniziativa di connessione infrastrutturale tra Asia, Europa e Africa lanciata nel 2013 da Xi.
Boeing
Due incidenti aerei in pochi pochi mesi e con caratteristiche simili, a 737 Max 8, costati la vita a 189 persone in Indonesia e a 157 in Etiopia. All'indomani del secondo disastro, la Cina è stata il primo Paese, seguita da molti altri, a lasciare a terra questi modelli per ragioni di sicurezza. China Eastern Airlines e Air China e China Southern Airlines hanno formalmente chiesto i danni alla Boeing per le perdite economiche derivanti sia dalla messa a terra dei voli che dai ritardi nelle consegne dei 737 Max da parte dell'azienda Usa.