L’annuncio è arrivato dal Centro medico dell'Università del Maryland: il primo trasporto tramite drone di un rene destinato ad un trapianto, è avvenuto con pieno successo. Un metodo tanto innovativo quanto utile per quella che è forse la fase più delicata dell’operazione: il trasporto.
Inutile specificare l’importanza di ogni singolo organo in viaggio, in attesa di salvare una vita, più importante notare, come fatto dalla CNN, che, secondo i dati della United Network for Organ Sharing, l'organizzazione no-profit che dal 1984 gestisce il traffico di organi negli Stati Uniti, l’1,5% delle spedizioni di organi non arriva a destinazione e il 4% arriva con molte ore di ritardo dovute al traffico aereo.
Se in ballo c’è il futuro di 114 mila pazienti, tanti sono quelli che solo negli Stati Uniti al momento aspettano un organo che potrebbe salvargli la vita, il problema si fa molto serio. I voli charter finora utilizzati o, peggio, quelli commerciali, non bastano più, non possono garantire una tempistica accettabile. Anche per questo l’esperimento condotto dall’Università del Maryland potrebbe rivelarsi rivoluzionario.
Chiaramente sono state moltissime le prove prima di affidare al macchinario un bene così prezioso; al primo volo il drone ha trasportato una semplice soluzione salina, poi tubi per il passaggio del sangue e vari materiali medici, solo alla fine un rene umano sano.
Il prezioso carico in volo è naturalmente tenuto sotto stretto controllo, tramite un apparato ad alta tecnologia appositamente progettato per il mantenimento e il monitoraggio di un organo umano vitale e un sistema di aeromobili senza equipaggio costruito su misura. “Per quanto sorprendente sia questa svolta da un punto di vista puramente ingegneristico, c'è in gioco qualcosa di più grande: non si tratta di tecnologia, si tratta di migliorare la vita umana", ha dichiarato Darryll J. Pines, decano dell'università del Maryland A. James Clark School of Engineering. Il primo rene in volo con un drone è stato trapiantato con successo nel corpo di una donna di 44 anni di Baltimora che da otto anni era condannata alla dialisi.