Dopo aver trovato rifugio per quasi sette anni nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, Julian Assange è stato arrestato dalla polizia britannica, non appena il governo di Quito ha revocato l'asilo politico al controverso fondatore di Wikileaks. "Il Regno Unito non ha civiltà! Deve resistere!", ha urlato il 47enne hacker australiano, visibilmente invecchiato e con una folta barba bianca, mentre gli agenti in borghese lo trascinavano fuori di peso dalla rappresentanza diplomatica nella zona di Knightsbridge.
Portato in commissariato, l'attivista è stato poi trasferito davanti a un tribunale di Westminster. Assange è "stato arrestato per aver violato la libertà condizionale (quando nel 2012 entrò nell'ambasciata, non presentandosi davanti al magistrato, ndr) ma anche per una richiesta di estradizione degli Usa", ha spiegato Jen Robinson, uno dei suoi avvocati.
La richiesta di estradizione, ha aggiunto, fu "emessa nel 2017, per cospirazione con Chelsea Manning", la ex militare Usa che trafugò documenti riservati e li consegnò a Wikileaks. A spianare la strada all'arresto di Assange sono state le autorità dell'Ecuador che, dopo il recente rincorrersi di voci, gli hanno revocato l'asilo e la nazionalità che gli era stata concessa nel 2017; è stato proprio l'ambasciatore ecuadoregno a chiedere l'intervento degli agenti.
Il presidente Lenin Moreno, sottolineando il comportamento "scortese e aggressivo" del fondatore di Wikileals, ha tuttavia assicurato di aver ricevuto garanzie da Londra che non verrà estradato verso un Paese dove rischia la pena di morte. La conferma è arrivata anche dal Foreign Office, mentre il premier britannico, Theresa May, ha sottolineato che "nessuno è al di sopra della legge".
Per Edward Snowden, la 'talpa' americana che svelò il programma di monitoraggio della Nsa e ora è rifugiato in Russia, l'arresto di Assange è "un momento buio per la libertà di stampa"; da parte sua, l'Onu ha denunciato la mossa di Quito, sostenendo che ha esposto l'attivista al rischio di gravi violazioni dei suoi diritti, e ha annunciato una visita mentre si trova in custodia a Londra.
Il sottosegretario agli Esteri italiano, Manlio Di Stefano, ne ha chiesto la liberazione, definendo il suo arresto "un'inquietante manifestazione di insofferenza verso chi promuove trasparenza e libertà come WikiLeaks". Intanto, da Stoccolma, l'avvocato della trentenne che nel 2010 accusò Assange di stupro ha fatto sapere che chiederà la riapertura dell'inchiesta, abbandonata nel 2017; una seconda denuncia di aggressione sessuale, avvenuta sempre nello stessa estate 2010, è caduta in prescrizione nel 2015.
Assange ha sempre respinto entrambe le accuse, sostenendo che le due donne erano consenzienti e che si tratterebbe di un tentativo di incastrarlo. Assange aveva fondato nel 2006 WikiLeaks, piattaforma per la raccolta di 'leak' (fughe di notizie) e informazioni riservate, di cui era diventa direttore. Il mandato di cattura europeo nei suoi confronti era stato spiccato pochi mesi dopo la diffusione da parte di Wikileaks di 70 mila documenti top secret sulle operazioni americane in Afghanistan.