“È la Repubblica digitale più ‘avanzata’ del mondo. Tutto si può fare online, tranne vender casa, sposarsi, divorziare”. Così racconta il Corriere della Sera il caso dell’Estonia, “dove i giudici sono robot” (questo il titolo dell’articolo), quindicesima tappa del suo “Un viaggio in cento giorni” dentro le elezioni europee del 26 maggio.
Oggi la tappa è Tallinn, dove “hanno l’e-cittadinanza, fanno invidia alla Silicon Valley, sono un miracolo di imprenditorialità”. “Kotka è il simbolo della digital transformation dell’Estonia. A 41 anni è già andato in pensione due volte, come ammette lui stesso sorridendo”.
“‘Avevo 33 anni quando me ne andai dalla Nortal, la società che avevo fondato sette anni prima; 39 quando lasciai l’incarico di chief information officer al Ministero dell’Innovazione’, dice mentre filtra un caffè americano. In mezzo ci sono una serie di innovazioni e decisioni che hanno contribuito a rendere l’Estonia — un Paese grande come Lombardia e Veneto messi insieme in cui vivono 1,3 milioni di persone (per la precisione, 1.304.590, anche se la cifra esatta cambia di ora in ora, ovviamente) — uno dei leader nel digitale nel mondo”.
Il ricordo di Montanelli
“‘Nel 1991 partivamo da zero — continua —. Per un po’ abbiamo copiato, poi abbiamo cominciato a inventare’. Estonian mafia, la chiamano gli americani della Silicon Valley. Perché non trovano un altro modo per spiegare quello che gli estoni sono capaci di fare quando decidono di lavorare insieme. Un Paese dalla storia tormentata, ‘col suo ferocissimo amore di libertà, col suo sanguinoso destino di schiavitù’, scriveva Indro Montanelli nel 1937 su l’Illustrazione italiana, durante il suo esilio a Tartu. ‘Un’Estonia svedese, un’Estonia russa, un’Estonia tedesca, ma dovunque un’Estonia’. Capace di conservare la sua lingua e di sviluppare una sua cultura. Che oggi è digitale”.
“C’è un senso di orgoglio nel rivendicarlo. E dall’Europa, guarda oltre. L’Estonia è prima al mondo nella classifica sull’imprenditoria del World Economic Forum. Prima per libertà di Internet, secondo Freedom House”.
“Prima per startup pro capite, secondo l’Index Venture: sono 550 in totale, 42 ogni 100mila abitanti (in Europa la media è di 5 ogni 100mila persone)”.
“Lo Stato individua un servizio al cittadino migliorabile attraverso il digitale. Mette insieme università, cervelli e soldi, non necessariamente autoctoni. Prova, fallisce, cambia strada, fino a raggiungere il risultato”.
“ Dopodiché lascia che siano i privati ad andare avanti mentre si passa a un altro progetto. Per esempio, per il 2019 lo Stato sta completando lo sviluppo di un giudice robot guidato dall’Intelligenza Artificiale in grado di emettere sentenze per sfoltire i tribunali peri contenziosi sotto i 7mila euro. Ecco il lavoro di squadra, ecco il segreto dell’#estonianmafia. Una squadra di 1.304.590 persone”.
Una certa idea dell’Europa
In un articolo dal titolo “L’idea di Europa (e un paradosso)”, che inizia in prima pagina e prosegue accanto alle due del reportage, Paolo Mieli, storico, editorialista ed ex direttore del Corriere, affronta il tema delle origini dell’Europa con questo incipit: “Secondo la mitologia greca l’Europa è nata sulla costa asiatica, a Tiro per la precisione”.
“La sua prima menzione la troviamo nella Teogonia di Esiodo (VIII secolo a.C.) dove Europa era la figlia di Agenore re dei feaci, fu rapita da Zeus che, innamoratosene e prese le sembianze di un toro, la portò a Creta, le fece fare tre figli (il primo Minosse) e la diede, infine, in sposa al re Asterione”.
Per poi concludere, dopo un lungo excursus per tappe e periodi del cammino europeo, che “quando, nei decenni successivi al 1945, l’Europa conoscerà una pace relativamente stabile, il percorso per dare definizione politica all’entità continentale si rivelerà più accidentato e tortuoso di quanto fosse stato previsto. E l’approdo di questo percorso apparirà sempre più incerto”. Al voto europeo mancano ancora 51 giorni.