Dopo settimane e settimane di proteste in tutto il Paese, scaricato all'ultimo anche dai militari, Abdelaziz Bouteflika ha gettato la spugna: l'82enne capo dello Stato, al potere ininterrottamente dal 1999, ha rassegnato le sue dimissioni. A quanto afferma l'agenzia ufficiale Aps, il presidente ha informato il Consiglio costituzionale della sua decisione di mettere fine al suo mandato "a partire da oggi stesso". Secondo la Costituzione algerina, sarà il presidente del Consiglio della nazione (la Camera alta), Abdelkader Bensalah, ad assumere l'interim.
Giochi di palazzo
L'annuncio delle dimissioni, diffuse anche dalla televisione nazionale, è stato accolto nella capitale da un concerto di clacson.
Poco dopo la gente ha cominciato a scendere in strada, esponendo il vessillo nazionale.
In serata, ha battuto un colpo anche il Dipartimento di Stato americano: la transizione e il futuro dell'Algeria dopo le dimissioni di Bouteflika sono gli algerini a doverla gestire, ha detto il portavoce Robert Palladino.
Eppure sono passati solo pochi giorni da quando Bouteflika ha "concesso" ai suoi sempre più numerosi avversari un annuncio di dimissioni "entro il 28 aprile", data di scadenza del suo mandato, avendo però così il tempo di attuare "misure importanti" per avviare un periodo di transizione.
Ma non è bastato: né alle centinaia di migliaia di manifestanti che continuano ad affollare le strade, né ai militari.
E' stato il capo di Stato maggiore nonché ministro della Difesa, Ahmed Gaid Salah, a reclamare da ultimo l'immediato addio del presidente, chiedendo "l'applicazione dell'articolo 102 della Costituzione" che prevede la dichiarazione di incapacità del presidente della Repubblica. "Non c'è più tempo da perdere, non possiamo lasciare il Paese alla bande che fanno complotti", ha detto Salah, citato dai media locali.
Solo la settimana scorsa era stato proprio il potente capo di Stato maggiore a mettere sul tavolo l'impeachment di Bouteflika, costretto dal 2013 - quando fu colpito da un ictus - su una sedia a rotelle e lontano da praticamente tutti gli eventi pubblici.
Un sintomo che la situazione era ormai insostenibile, sull'onda di quella che sempre più spesso viene chiamata la "primavera algerina", è arrivato pochi giorni fa, quando la presidenza ha annunciato un mega-rimpasto di governo, con ben 21 nuovi ministri su 27.
Un esecutivo prevalentemente formato da "tecnocrati". Significativo, però, che tra quelli che rimanevano a loro posto figurasse pure Salah.
La gente ancora per le strade
I manifestanti hanno annunciato manifestazioni in tutto il Paese per venerdì. Il punto è che non si accontentano dell'addio del vecchio Presidente, ma di tutto l'establishment politico, una struttura "non trasparente" di potere che ha retto l'Algeria negli ultimi anni.
Un "fantoccio": è a questo che ormai sarebbe ridotto Bouteflika, a detta di chi scende in piazza. Il fatto è che l'onda alta della protesta è arrivata anche ai piani alti del palazzo.
L'ex premier Ali Benflis e il movimento moderato-islamista Msp sono tra coloro che negli ultimi tempi hanno ripetuto che l'annuncio del ritiro del presidente dovesse essere solo un "primo passo".
Benflis è andato diritto al punto: delle forze "lontane dalla Costituzione" stanno tentando di "manipolare il Paese". A detta degli osservatori era inteso, tra gli altri, anche il fratello di Bouteflika, Said.
Sono passati poco meno di due mesi dall'inizio della crisi politica e sociale che sta cambiando il volto dell'Algeria, con veri e propri "fiumi umani" che hanno attraversato giorno per giorno le maggiori città del Paese: esattamente da quando, il 10 febbraio scorso, Bouteflika aveva annunciato di volersi candidare per un quinto mandato alle elezioni presidenziali originariamente fissate per il 18 aprile, poi rinviate sine die. E questo nonostante l'età, nonostante la malattia, nonostante che il Paese gli avesse voltato le spalle, chiedendo un futuro diverso.