Il leader dell'opposizione venezuelana, Juan Guaidó, torna in patria e sfida il presidente, Nicolas Maduro. Al termine di un tour di 10 giorni nei Paesi latinoamericani alleati che lo hanno riconosciuto presidente ad interim, Guaidó è rientrato a Caracas, sfidando l'arresto. Accolto da migliaia di persone scese in piazza nella capitale, il presidente del Parlamento ha rilanciato il confronto con il governo, convocando per sabato nuove manifestazioni in tutto il Paese. "Conosciamo i rischi che affrontiamo, non ci hanno mai fermati. Il regime, la dittatura deve capirlo: siamo più forti che mai, continuiamo a scendere in piazza", ha esortato Guaidó, ringraziando via Twitter per "l'amore e l'immenso calore" con cui è stato accolto.
Sabato i sostenitori di nuovo in piazza
"Invito il Paese a mobilitarsi di nuovo sabato 9 marzo. Tutto il sostegno che abbiamo ricevuto e il sostegno di cui abbiamo bisogno dipenderanno dal fatto che restiamo per le strade", ha aggiunto. "Sabato continueremo, tutto il Venezuela tornerà nelle strade. Non ci riposeremo un secondo fino al raggiungimento della liberta'".
Ad attenderlo al suo arrivo all'aeroporto di Caracas c'era una folla di sostenitori e media ma anche ambasciatori dei Paesi alleati che hanno riconosciuto la sua autoproclamazione a presidente ad interim. Prima di rientrare, in un video condiviso sui social, aveva avvertito che se il governo "prova a sequestrarci, sarà l'ultimo errore che farà"; e aveva anche fatto sapere di aver lasciato, in caso di arresto, "chiare istruzioni agli alleati internazionali e ai fratelli in Parlamento".
Nuovo appello alle forze armate
Il leader dell'opposizione rischia l'arresto per aver aggirato il divieto di uscire dal territorio nazionale, che gli era stato imposto dalla giustizia fedele a Maduro. Il 23 febbraio, dopo essere entrato in Colombia, Guaidó aveva sostenuto che ad aiutarlo a uscire dal Paese erano stati i militari venezuelani. Proprio alle forze armate è tornato a rivolgersi il leader dell'opposizione, chiedendo "che cosa aspettano ancora" per revocare il loro appoggio al regime di Maduro. Intanto, per domani ha annunciato un "incontro importante con tutti i sindacati del pubblico impiego".
Il vice presidente americano, Mike Pence, prima del suo rientro a Caracas, aveva lanciato un ammonimento, sottolineando che "qualsiasi minaccia, violenza o intimidazione contro di lui non sarà tollerata e provocherà una rapida risposta". Anche il ministro degli Esteri britannico, Jeremy Hunt, aveva intimato al governo venezuelano di garantire a Guaidó "libertà e sicurezza". "Il mondo sta guardando", aveva scritto il capo del Foreign Office su Twitter.