Il presidente siriano Bashar al Assad ha avvertito le fazioni che "scommettono" sugli Stati Uniti che Washington non le proteggerà più. Riferimento, non troppo velato alle forze curde, principali alleati degli Usa nella lotta all'Isis in Siria e che potrebbero subire un duro contraccolpo dal ritiro dei soldati americani annunciato dal presidente Trump. Washington, infatti, sostiene in Siria la milizia curdosiriana delle Unità di Protezione del popolo (YPG) nella lotta contro l'Isis, che sta per giungere alla conclusione con l'assedio degli ultimi militanti dello Stato Islamico asserragliati nella sacca di Baghuz, nell'Est del Paese.
"A questi gruppi che scommettono sugli americani diciamo che non vi proteggeranno più - ha detto Assad in una dichiarazione trasmessa sulla tv pubblica - Gli americani non vi metteranno nel loro cuore o tra le loro braccia. Vi metteranno in una tasca per essere uno strumento di scambio".
La minaccia di Ankara
Durante il conflitto civile che devasta la Siria dal 2011, i curdi sono riusciti a stabilire un'autonomia di fatto nelle regioni sotto il loro controllo, ovvero i territori del nord e del nord-est che rappresentano quasi il 30% del paese. L'annuncio del ritiro degli americani ha colto di sorpresa la minoranza, che potrebbe subire attacchi da parte della vicina Turchia. Ankara ha infatti minacciato a più riprese di lanciare un'offensiva per rimuovere le milizie dell'YPG, che definisce "terroristi", dai suoi confini. Per proteggersi, i curdi hanno avviato un riavvicinamento con il potere di Damasco e stanno cercando di negoziare una soluzione politica per preservare la loro semi-autonomia. I colloqui però stanno procedendo in maniera faticosa.
"Se non ti prepari a difendere il tuo paese e resisti, non sarai altro che schiavi tra gli ottomani", ha detto Assad, riferendosi alla Turchia. "Niente ti proteggerà tranne il tuo Stato, nessuno ti difenderà tranne l'esercito arabo siriano", ha affermato il presidente Assad.
La battaglia con quel che resta dell'Isis a Baghuz, ultima ridotta del califfato, proseguirà fino alla liberazione di prigionieri e civili detenuti dal gruppo jihadista, hanno comunicato intanto i combattenti curdi delle Forze democratiche siriane in un incontro con i responsabili della regione per discutere la fase finale dell'offensiva e la strategia successiva alla sconfitta dell'Isis. L'offensiva contro i rimasugli di Daesh è stata infatti ritardata dall'inatteso numero di civili intrappolati nell'area delle operazioni.