Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump firmerà lo stato di “emergenza nazionale” per fermare “la crisi umanitaria al confine” con il Messico. lo ha annunciato lui stesso, lasciandosi andare ad una sorta di soliloquio nel Giardino delle Rosse della Casa Bianca. Trump ha difeso il suo progetto, sostenendo che "tutti sanno che il Muro serve per fermare il crimine e l'invasione dei trafficanti".
"I Muri funzionano al 100 per cento, la stragrande maggioranza delle droghe non passa attraverso i porti di ingresso legali", ha voluto sottolineare, "Dire che i Muri non funzionano e' una grande bugia". A dimostrazione delle sue tesi il Presidente ha citato il Muro costruito da Israele ai confini con l'Autorità Nazionale Palestinese.
La portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders con un tweet ha voluto spiegare successivamente che il presidente “sta mantenendo la promessa di costruire il Muro, proteggere il confine e assicurare sicurezza al nostro grande Paese”.
Che cos’è l’emergenza nazionale e che poteri dà a Trump?
E' il 14 settembre 1976: l’allora presidente degli Stati Uniti Gerald Ford firma il National Emergencies Act, la legge che mette per iscritto le modalità che regolano la dichiarazione dello stato di emergenza nazionale. Il presidente, secondo la legge, è tenuto a comunicare al Congresso quali norme intende attivare per “consentire al governo di rispondere rapidamente a una crisi”, spiega il New York Times.
In pratica, la Casa Bianca può rafforzare i propri poteri esecutivi “grazie a eccezioni alle norme che normalmente li limitano”. Secondo il Brennan Center for Justice, un’organizzazione senza scopo di lucro della facoltà di Legge all’Università di New York, queste eccezioni riguardano 123 poteri che il presidente può avocare a sé al momento della dichiarazione di emergenza. Tra questi, un paio potrebbero far comodo a Trump nella sua battaglia per la costruzione del Muro.
Il primo stabilisce che il “segretario della Difesa [...] può avviare i progetti di costruzioni militari […], non autorizzati dalla legge, necessari per sostenere l’uso delle forze armate”. Il secondo che “nel caso di dichiarazioni di stato di emergenza che coinvolgono le forze armate, il segretario della Difesa può interrompere o rinviare la costruzione, l’operatività, la manutenzione o la riparazione di qualsiasi progetto di opere civili del Dipartimento non essenziali per la difesa nazionale e usare le risorse [...] per costruire o proseguire nella costruzione, gestione, manutenzione e riparazione di [...] costruzioni militari e progetti di protezione civile essenziali per la difesa nazionale”.
Quali conseguenze? Ruolo di Congresso, Corte e anche dei colleghi repubblicani
La questione è capire quanto sia seria e vincolante una dichiarazione di stato di emergenza fatta dal presidente degli Stati Uniti. Su questo punto gli analisti si dividono: alcuni, scrive il Guardian, ritengono che si tratti di un passo preoccupante perché Trump si sta attrezzando per prendere una decisione che il Congresso ha già respinto (causando lo shutdown di dicembre, il più lungo della storia). Altri sottolineano come la speaker della Camera, Nancy Pelosi, possa indire una votazione al Senato che annulli la dichiarazione del presidente, ma in questo caso potrebbe non bastare perché entrambi i rami del Congresso dovrebbero votare nello stesso modo per porre il veto.
Sullo sfondo, poi, rimangono un paio di questioni che rendono difficile capire il destino del Muro in caso di dichiarazione di stato di emergenza: da una parte l’eventuale intervento della Corte Suprema che potrebbe bloccare Trump non riconoscendo il carattere di “emergenza”. Dall’altra gli equilibri politici: se Trump decidesse davvero di procedere, gli avversari democratici si troverebbero a disposizione un precedente che li legittimerebbe a agire in maniera simile, una volta riconquistata la Casa Bianca, in dossier a loro cari, come la questione delle armi. Motivo per cui, anche all’interno del partito repubblicano, si sono levate alcune voci contrarie alla dichiarazione presidenziale.
Non è la prima volta: Trump ha già dichiarato tre emergenze
Di certo c’è però che non sarebbe la prima dichiarazione di stato di emergenza. Dal 1979 ce ne sono già state 58, di cui 31 ancora in vigore. È il caso della prima in assoluto, quella firmata da Jimmy Carter, che sancì il blocco di tutte le proprietà iraniane negli Stati Uniti. L’ex presidente Barack Obama, nel corso dei due mandati tra 2008 e 2016, dichiarò per ben 13 volte lo stato di emergenza, soprattutto nell’ambito di politica estera. Trump, dal canto suo, ne ha firmate già tre: il blocco delle proprietà di persone coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani o corruzione; lo stesso blocco nei confronti di persone che contribuiscono alla situazione di crisi in Nicaragua; e le sanzioni nel caso di interferenze straniere nelle elezioni statunitensi.