Russia e Stati Uniti ridisegnano il Medio Oriente, la prima indicando nella Siria un perno dell'alleanza con Turchia e Iran; gli altri, facendo proprio di Teheran il punto di riferimento di una offensiva, per ora solo diplomatica, intorno alla quale mettere insieme gli attori della regione.
Le tracce di nuova mappa del Medio oriente, che a fatica si cerca di delineare, sono state tracciate a Sochi e a Varsavia, dove, paralleli l'uno all'altro, si sono svolti i vertici tra Vladimir Putin, Recep Tayyp Erdogan e Hassan Rohani da un lato e quello che nella capitale polacca ha visto protagonisti Mike Pence e Benjamin Netanyahu. "Quando gli arabi e gli israeliani sono d'accordo con tanto vigore (in questo caso sulla minaccia iraniana alla regione) altri dovrebbero ascoltare", ha detto il premier israeliano, sottolineando che la conferenza di Varsavia ha rappresentato "una svolta storica".
L'America non convince l'Europa
"In una stanza sola frequentata da quasi sessanta ministri che rappresentano decine di governi - ha aggiunto - un premier israeliano e ministri dei principali paesi arabi si sono messi fianco a fianco ed hanno parlato in modo particolarmente forte, chiaro e unito contro il pericolo rappresentato dal regime iraniano". L'Iran, gli ha fatto eco il vicepresidente americano, è "la piu' grande minaccia alla pace e alla sicurezza nel Medio Oriente" e pianifica un "nuovo Olocausto" con le sue ambizioni regionali.
L'Europa, che ha mandato alla Conferenza delegazioni di non alto livello dal punto di vista della gerarchia diplomatica e politica, non è sembrata impressionata dall'invito di Pence a "ritirarsi dall'accordo sul nucleare con l'Iran". "Non siamo divisi sull'accordo nucleare, che sosteniamo", ha ribadito il diplomatico tedesco Niel Annen, mentre altri hanno fatto apere di voler respingere "l'approccio coercitivo" di Washington.
La Siria verso la normalizzazione
Sulle rive del mar Nero, il presidente iraniano ha snobbato gli esiti della Conferenza di Varsavia. "È il nulla", ha detto Rohani, preferendo focalizzare l'attenzione sul processo di Astana, insieme al Capo del Cremlino e al presidente turco. "La ricerca di una via d'uscita alla crisi in Siria sta portando a una soluzione politica permanente", ha detto Putin, definendo con gli altri due capi di Stato "un passo positivo" il ritiro americano dal paese mediorientale. Putin ha aggiunto che "Russia, Turchia e Iran lavorano insieme per la normalizzazione della vita nel Paese arabo" e, dopo aver sottolineato l'importanza di una nuova costituzione, ha assicurato che non ci sono più scontri in quasi tutto il territorio siriano, sebbene si combatta ancora nell'est tra curdi, sostenuti dagli americani, e quel che resta del 'Califfato'.