Tornare in vita dopo la morte: sono sempre di più nel mondo le persone che decidono di lasciare una porta aperta per sé o per i propri cari attraverso la crioconservazione. Una procedura che congela i corpi subito dopo il decesso e li conserva fino a quando tra 50, 100, 200 anni (forse) si troverà una cura alla malattia che li ha uccisi. La crioconservazione sta prendendo piede soprattutto nel Stati Uniti e in Russia dove dal 2015 già 66 persone sono state ibernate dalla società KryoRus che ha anche stipulato 200 contratti con persone che vogliono essere sottoposte a crioconservazione dopo la morte.
La società, che si trova a 800 km da Mosca, è tra le uniche tre al mondo a effettuare questo servizio. Le altre due sono la Alcor Life Extension con sede in Arizona e il Cryonics Institute nel Michigan. Il costo varia dai 100 mila dollari (circa 95 mila euro) richiesti negli Stati Uniti a quello, più economico, della KrioRus che è di circa 40 mila dollari (37 mila euro), solo il cervello costa 15 mila euro.
Una (piccolissima) chance
“Ho davanti a me due scenari”, racconta alla BBC Anton, un citando russo che ha perso la moglie Vanya in un incidente stradale nell’agosto del 2018. “Il primo è rappresentato dalla morte certa, l’altro da una possibilità di incontrare di nuovo mia moglie. È una chance minima, ma è la cosa più logica da fare”. Dopo il tragico incidente il cervello di Vanya è stato congelato e verrà conservato in celle adibite allo scopo.
Come avviene la crioconservazione
Il procedimento inizia nella sala rianimazione dell'ospedale in cui si trova il malato in fin di vita. Nel momento in cui avviene l'arresto cardiaco e i medici dichiarano la morte legale, intervengono i tecnici che, attraverso un apparecchiatura, ripristinano meccanicamente la ventilazione ai polmoni e l'afflusso di sangue al cervello. Nei minuti successivi vengono somministrate particolari sostanze che serviranno a ridurre nel tempo danni quali ischemie e ulcere gastriche. Il corpo viene poi immerso in vasche di acqua gelida per essere trasportato.
Il cadavere viene quindi trasferito nella sede della società scelta, dove viene sottoposto ad altri passaggi. Due piccoli fori vengono creati nel cranio per introdurre delle sonde attraverso cui gli esperti valutano la risposta del cervello ai vari trattamenti. A questo punto viene iniettata in endovena la soluzione 'crioprotettiva' indispensabile ad evitare che congelino tutti i tessuti.
Dopo la somministrazione della soluzione, il corpo immerso nell'azoto liquido viene portato a una temperatura di -125 gradi centigradi e, dopo tre ore, alla temperatura definitiva di -196 gradi. Il corpo è ora pronto per la conservazione a lungo termine. Lo staff della società è incaricato di cambiare frequentemente l'azoto liquido.
In quanti lo hanno già fatto
Sebbene il ricorso alla criogenesi sia aumentato del 10% negli ultimi vent'anni, è un settore molto limitato che impiega non più di 20 persone a tempo pieno nelle varie organizzazioni. Sono circa 300 le persone già ibernate e il fenomeno è in crescita anche in Italia dove molte persone, soprattutto residenti al Centro Nord chiedono informazioni sull’ibernazione e la crioconservazione del proprio corpo dopo la morte. Dopo Aldo Fusciardi, morto nel 2012 e crioconservato negli Stati Uniti, la lista degli italiani già ibernati si è allungata: un 50enne di Rimini, malato di cancro e morto nel 2015, ha deciso di far conservare il proprio corpo nella speranza che si trovi in futuro una cura al tumore.
Un altro caso arriva dalla Puglia. Nel 2016, invece, è toccato ad una 76enne di Viterbo, Cecilia Iubei. Il primo paziente italiano risale al settembre 2013 ma non viene riportato il nome. L’ultimo di chiama Giuseppe Gobbi, guida turistica morta a nell'agosto del 2017 per un tumore al cervello. Gobbi aveva firmato un contratto con la KryoRus ma al momento della morte nessuno dei parenti si è ricordato delle volontà dell’uomo, il cui corpo è stato ibernato solo 8 mesi dopo quando è spuntato fuori per caso il contratto siglato con l’azienda.
In Italia è possibile?
In Europa non esistono organizzazioni che si occupano di criogenesi, ma nel nostro Paese il trattamento per attivare la procedura di crioconservazione in Italia sarebbe però complesso perché la legge prevede un periodo di osservazione di 24 ore dall’arresto cardiaco per poter disporre del cadavere. Il tempo è prezioso per accedere alla crioconservazione: per evitare la decomposizione è necessario portare il corpo a -96° entro mezz’ora dalla morte per prepararlo all’ibernazione. Tuttavia anche in Italia esiste un centro di supporto alla crioconservazione: un’azienda funebre di Mirandola (Polistena human cryopreservation) offre la possibilità di pre trattare e trasportare la salma avvolta da ghiaccio secco con una temperatura che arriva fino a circa 30 gradi sotto zero. Il cadavere viene trasportato con un aereo fino in Russia, alla KryoRus.