È il nodo della frontiera tra le due Irlande il punto del contendere che rischia di precipitare il Regno Unito, e l'Unione Europea, in una Brexit senza accordo dalle conseguenze economiche imprevedibili. Stiamo parlando del famoso "backstop", la clausola, presente nell'accordo stretto tra Theresa May e l'Unione Europea, che prevede che l'Irlanda del Nord rimanga nell'unione doganale anche dopo la Brexit finché le due parti non avranno regolato accordi sui loro rapporti commerciali futuri. L'alternativa sarebbe il risorgere di una frontiera vera e propria tra le due Irlande, uno scenario che non auspica nessuno. E allora qual è il problema?
L'ala dura del partito conservatore sostiene che, con il 'backstop', che non ha una durata preordinata, non sarà vera Brexit, in quanto la Gran Bretagna resterà con un piede nella Ue fino al termine dei negoziati sul futuro regime degli interscambi tra Londra e Bruxelles. Il guaio è che non si capisce bene cosa propongano come via di mezzo. Il ministro dell'Edilizia, Kit Malthouse, ha messo su un gruppo di consultazione tra le varie fazioni dei 'Brexiteer' che starebbe studiando dei "meccanismi tecnologici" che consentirebbero di far saltare il backstop senza reintrodurre controlli doganali. Nessuno sa in che cosa potrebbero consistere.
May chiede "modifiche". Ma quali?
E nessuno ha idea, allo stesso modo, delle "modifiche" che May andrà a proporre domani a Bruxelles, dove incontrerà il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, e il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani. I quali hanno già chiarito che l'intesa già stretta, e bocciata dal Parlamento britannico, non si tocca. May ha bisogno di un piccolo compromesso che possa convincere i Tory intransingenti ad appoggiare il piano. Altrimenti sarà 'no deal'.
Di cosa abbia in mente May si sa pochissimo. Il portavoce del governo che si è rivolto alla stampa dopo il consiglio dei ministri di ieri non ha fornito alcun dettaglio e si è limitato a dire che a Downing Street si sta lavorando "in modo urgente" su tre idee. Una delle proposte mira ad assicurare che il Regno Unito non rimanga "intrappolato" nel backstop, ovvero imporre un limite di tempo alla clausola di salvaguardia del confine aperto oppure creare un meccanismo che permetta a Londra di uscirne in modo unilaterale, cosa oggi non prevista dall'accordo raggiunto da May con Bruxelles. "Non propongo di eliminarlo, ma di modificarlo", ha garantito la premier, che oggi ha incontrato il premier irlandese, Leo Varadkar.
La speranza di ottenere più tempo
In visita a Belfast, May ha confermato di "non volere confini fisici" tra l'Irlanda del Nord e la Gran Bretagn e ha spiegato di volersi assicurare che "i meccanismi di cooperazione nord-sud esistenti possano continuare".
La premier ha poi raccontato di aver parlato con le imprese e con le persone che vivono al confine e si è detta conscia delle conseguenze "dirompenti" del ritorno di una frontiera vera e propria, aggiungendo che "qualsiasi soluzione alternativa al backstop "deve essere fatta funzionare per le particolari circostanze dell'Irlanda del Nord".
Intanto il Telegraph ha rivelato che i ministri del governo britannico hanno avuto colloqui 'segreti' sulla possibilità di chiedere all'Unione europea di rinviare la Brexit di 8 settimane. La Gran Bretagna dovrebbe lasciare l'Unione europea il prossimo 29 marzo e l'auspicato "periodo di grazia" posticiperebbe l'uscita al 24 maggio.