Sono accuse precise quelle che Ursula von der Leyen, ministro della Difesa tedesco, rivolge all'Italia. Ed è sempre la gestione della missione navale Sophia il terreno dello scontro: "Il comando italiano ha spedito la Marina tedesca da quasi un anno negli angoli più remoti del Mediterraneo", scandisce una delle esponenti di punta del governo Merkel interpellata in proposito al Forum economico mondiale di Davos, "e dato che là non ci sono rotte di profughi né di contrabbandieri, da almeno sei mesi noi non abbiamo avuto un compito sensato in quelle tratte di mare".
Nata nel 2015 per prevenire i naufragi in mare dei migranti in fuga e per "neutralizzare" gli scafisti, l'Operazione Sophia è da martedì al centro di una furiosa polemica tra Germania e Italia, dopo che la Sueddeutsche Zeitung aveva riferito della "sospensione" dell'invio di navi tedesche: la causa, si faceva sapere a Berlino, era proprio la "linea dei porti chiusi". "Ora è importante che a Bruxelles si chiarisca qual è il compito della missione", precisa von der Leyen, che pure ha voluto sottolineare che se "la lite" su Sophia verrà risolta, la nave "Berlin" potrà "entro dieci giorni" essere operativa nel Mediterraneo al posto della fregata "Augusta", il cui mandato termina ai primi di febbraio. Ma intanto, si conferma che la "Berlin" verrà spedita nel Mare del Nord per partecipare alle manovre Nato.
"L'Italia ha cambiato le priorità"
In effetti, la Germania non si disimpegna ufficialmente dalla missione Sophia. Una portavoce del governo federale precisa che Berlino insisterà a livello Ue per la prosecuzione dell'operazione, il cui mandato scade a fine marzo. Dal ministero della Difesa federale arriva anche la conferma che dieci militari tedeschi rimarranno di stanza al quartier generale della missione a Roma, ma si si ribadisce anche che "l'Italia ha cambiato le priorità di Sophia", spostandola "verso la lotta al contrabbando di armi e di petrolio, mentre il compito principale della missione è il contrasto degli scafisti".
Un "cambio di priorità" che da parte sua il comandante della missione Sophia, l'ammiraglio Enrico Credendino, spiega così: "Il rischio di infiltrazioni di terroristi dalla Libia non è provato al momento, ma è chiaro che se si perdono le navi militari nel Mediterraneo centrale aumenta il rischio che arrivino non solo migranti". A rendere il quadro ancora più delicato, nella polemica si inserisce anche Federica Mogherini, la cui posizione, come riferiscono fonti vicine all'Alta rappresentante per gli Affari esteri Ue, è che, "se oggi l'Italia, che ha il comando e il quartiere generale dell'operazione, non vuole più Sophia, siamo pronti a chiuderla". È d'accordo il commissario Ue, Dimitris Avramopoulos: "Se l'Italia decide di fermare l'operazione Sophia spetta all'Italia prendere questa decisione".
Salvini: se qualcuno si sfila, ci fa un favore
Le rimostranze tedesche non sembrano però scalfire il vicepremier Matteo Salvini: "Se ora qualcuno si sfila pensando di farci un danno non c'è problema: ci fanno un favore". In altre parole, "da sei mesi chiediamo un cambio delle regole di una missione sottoscritta contro l'interesse nazionale in cambio di non so che cosa, una missione che prevede come unico porto di sbarco dei migranti soccorsi l'Italia ma l'Europa ci ha sempre detto no". Una stoccata Salvini la riserva anche a Mogherini: "La sinistra è riuscita a farsi rappresentare da qualcuno che un quarto d'ora dopo si è dimenticato di essere italiano".
Tocca al ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, precisare la posizione italiana: "Non abbiamo mai chiesto la chiusura di Sophia. L'Italia ha chiesto che siano cambiate le regole relative agli sbarchi delle persone salvate in mare, in doverosa coerenza con le conclusioni del Consiglio europeo di giugno 2018". Che esortò tutti i Paesi Ue alla piena condivisione di tutti gli oneri relativi ai migranti.