Donald Trump festeggia due anni alla Casa Bianca. Immigrazione, ambiente, economia, giustizia, politica estera: ecco cosa è cambiato in America in questi 24 mesi.
Immigrazione
Se la costruzione del Muro al confine con il Messico è una partita ancora tutta da giocare, la crociata di Trump contro i migranti non è stata solo retorica. Con i provvedimenti varati, il presidente è comunque riuscito ad erigere la sua barriera contro i clandestini che non ha esitato a definire "animali", "stupratori" e provenienti da "Paesi di merda". Ci sono volute una condanna a livello globale e le forti critiche in patria perché Trump ponesse fine alla crudele pratica di separare i bimbi migranti dai loro genitori, rinchiudendoli in gabbie, per scoraggiare l'immigrazione clandestina dal confine meridionale e attuare la sua politica di tolleranza zero contro gli illegali.
Perfino la figlia del presidente, Ivanka Trump, l'ha definito un "momento basso" per l'America che ha smesso di separare le famiglie di migranti solo nel giugno del 2018. C'è poi il "Travel ban", il divieto di ingresso negli Stati Uniti per i cittadini di Ciad, Iran, Libia, Corea del Nord, Somalia, Venezuela, Siria e Yemen. Ad una madre, originaria dello Yemen, è stato impedito di vedere il figlio morente di due anni fino a quando un appello del padre in tv ha indignato il mondo riuscendo a farle avere un permesso temporaneo per entrare negli Usa.
Il numero di clandestini arrestati è schizzato a livello record: sono almeno 44.000 quelli detenuti che rischiano la deportazione. Alcuni vivono in America da decenni. Il numero dei rifugiati ammessi ha toccato il minimo storico di 30.000 ed è sempre più difficile ottenere una 'green card', ovvero un permesso di lavoro permanente. Trump ha personalmente dichiarato di voler abolire lo 'ius soli', il diritto alla cittadinanza per chiunque nasca sul territorio americano.
Politica estera
Trump insiste nel voler riportare a casa le truppe americane in Siria e in Afghanistan ma non esita ad usare toni belligeranti contro gli avversari, l'Iran in particolare, rischiando di trascinare il Paese in nuove guerre. Dopo aver minacciato fuoco e fiamme contro la Corea del Nord, ha detto di essersi "innamorato" del dittatore Kim Jong-un che dovrebbe incontrare per la seconda volta a fine febbraio, sebbene questo non abbia neppure accennato a smantellare il suo arsenale nucleare come promesso in occasione del loro primo faccia a faccia a Singapore.
Trump si guarda bene dal criticare il presidente russo Vladimir Putin, continuando ad alimentare i sospetti di collusioni con il Cremlino. Tende a personalizzare i rapporti con i colleghi degli altri Paesi che si dividono dunque in simpatici e antipatici. Predilige di gran lunga i leader autoritari ai giovani progressisti come il canadese Justin Trudeau o a donne forti e non giovanissime come la cancelliera Angela Merkel o la premier britannica Theresa May. A guidare la sua politica estera (e non solo) è poi la determinazione a smantellare l'eredità del predecessore Barack Obama. Dunque via gli Usa dall'accordo sul nucleare iraniano, dall'intesa internazionale sul clima, dagli accordi commerciali con il Pacifico e l'Unione europea.
Economia
È il suo punto di forza. La disoccupazione è ai minimi storici e da quando è stato eletto sono stati creati 5 milioni di nuovi posti di lavoro. Eppure ha ancora un po' strada da fare prima di diventare, come ha promesso, "il più grande presidente per il lavoro che Dio abbia mai creato". Il record per ora lo detiene Bill Clinton con 23 milioni di posti di lavoro creati nei suoi due mandati alla Casa Bianca. Durante la presidenza Obama, eletto alla vigilia della grande recessione, i nuovi posti di lavoro sono stati 10 milioni.
Poiché l'occupazione americana cresce ormai da 99 mesi di fila, una frenata appare inevitabile. La principale conquista di Trump è stato il taglio alle tasse da 1.500 miliardi di dollari, approvato nel novembre del 2017. Dagli esiti ancora incerti la sua politica commerciale e la guerra dei dazi. I primi segnali non sono incoraggianti. Ondate di vendite si sono abbattute su Wall Street, i dazi hanno contribuito a frenare l'economia cinese mentre Apple ha lanciato il suo primo allarme utili dal 2002.
Giustizia
Nei suoi primi due anni di mandato, Trump ha riempito i tribunali di giudici conservatori, soprattutto uomini e bianchi. Dopo la morte del giudice della Corte Suprema Antonin Scalia, nel 2016, ha nominato al suo posto Neil Gorsuch. Nel 2018 è stata la volta di Brett Kavanaugh, che ha passato il vaglio del Senato per la più alta corte Usa nonostante le accuse di molestie. Complessivamente sono 85 i giudici scelti da Trump: due per la Corte Suprema, 30 per le Corti d'Appello e 53 per i tribunali distrettuali. Obama in otto anni ha nominato due giudici della Corte Suprema, 55 nelle Corti d'Appello e 268 giudici distrettuali.
Ambiente
Le istanze di Trump sull'ambiente sono destinate a lasciare un segno tangibile sulla salute degli americani. Il presidente non crede che il cambiamento climatico sia reale ma "una trama dei cinesi" ed è pronto a tutto pur di rilanciare l'industria del carbone a stelle e strisce. Tra Natale e capodanno dello scorso anno, ha cancellato il tetto sulle emissioni di mercurio, collegate a problemi neurologici, di cuore, ai polmoni e al sistema immunitario, perché troppo oneroso per l'industria del carbone.
È solo l'ultimo esempio di analoghe decisioni prese dalla sua amministrazione che ha azzerato un'ottantina di norme volte a tutelare l'ambiente riducendo i gas serra ed eliminando i pesticidi tossici. Quando lo scorso ottobre un rapporto dell'Onu ha lanciato l'allarme sul fatto che restano solo 12 anni per evitare che il riscaldamento globale raggiunga un livello tale da provocare catastrofiche siccità, allagamenti e caldo estremo, Trump ha detto di "possedere un istinto naturale per la scienza" perché suo zio era un professore all'Mit. Ha quindi spiegato che il clima "fa avanti e indietro" e che lui al rapporto dell'Onu non ci crede.