"Bye bye, Twitter e Facebook": titolando così il suo ultimo blog, il leader dei Verdi tedeschi, Robert Habeck, ha annunciato il proprio addio ai social media. Una decisione presa in seguito all'ennesima polemica politica nata per colpa di un messaggio affidato forse troppo frettolosamente a Twitter, vieppiù che Habeck è uno degli uomini politici a cui si ricorda costantemente che molta della sua fortuna si fonda proprio sull'uso disinvolto della comunicazione in 280 caratteri.
In particolare, l'uomo che divide con Annalena Baerbock la guida del partito ambientalista tedesco dal gennaio 2017 è incappato "in uno stupido errore" avendo affermato in un video apparso sulla pagina Facebook degli ambientalisti che "dopo le elezioni del 2019 si farà di tutto perché la Turingia torni ad essere un paese aperto, libero, liberale e democratico".
La bufera di critiche e sdegno è stata immediata, altrettanto rapida l'eliminazione del messaggio: se non altro in considerazione che in Turingia i Verdi sono tra gli alleati di governo. Ora Habeck confessa "di non averci dormito tutta la notte: era veramente da cretini quello che ho detto". In sostanza, il 49enne capo dei Verdi, peraltro autore di diversi libri, non è più a suo agio con il fatto che "Twitter è un medium molto duro, dove si comunica in modo molto divisivo e polarizzante".
Un "passo drastico" per un politico abbandonare canali di comunicazione oramai considerati cruciali, commenta lo Spiegel online. Peraltro non lo esclude neanche lo stesso capo dei Verdi: "Può darsi che sia un errore politico, dato che i social media sono un modo di raggiungere moltissime persone".
Ma c'è anche un altro precedente: prima del voto in Baviera, Habeck aveva invitato gli elettori a mettere fine al potere della Csu, "affinché in Baviera torni la democrazia". Un po' troppo accusare i cristiano-sociali "cugini" della Cdu di Frau Merkel di essere anti-democratici: anche lì, una slavina di reazioni indignate e le conseguenti scuse. "Ma si può fare lo stesso errore due volte?", si chiede adesso il popolare leader dei Verdi. Vieppiù che Habeck è uno dei politici più colpiti dal mega-hackeraggio, emerso venerdì scorso, di cui sono rimaste vittime quasi mille tra parlamentari e personalità dello spettacolo in tutta la Germania: "Trovare le mie chat familiare su tutti i Pc, in tutti i giornali tedeschi e in moltissimi altri media" non è stato affatto piacevole.
La decisione di Habeck - che finora ha potuto contare su oltre 90 mila follower sommando quelli di Twitter con quelli di Facebook - sta scatenando un grande dibattito in Germania. Un po' perché, se il leader dovesse risentire dell'addio a Twitter & co, potrebbero risentirne i Verdi, che negli ultimi mesi hanno profittato di un vero e proprio boom nei sondaggi. "Anch'io sono spesso oggetto di aspre critiche", commenta il segretario generale della Spd Lars Klingbeil, "ma nonostante ciò non smetterò mai di essere essere presente. Bisogna stare là dove si svolgono i dibattiti".
Per il ministro all'Economia Peter Altmaier, Cdu, anche la tv può essere un mezzo a rischio "se non si fa attenzione". Dice la sua solo indirettamente la co-leader dei Verdi, Annalena Baerbock, anche lei molto presente sui social media: "Sono uno strumento che ti permette di raggiungere molto rapidamente centinaia di migliaia di persone a volta. L'esempio più evidente? Donald Trump, con i suoi 57 milioni di follower".