Nary aveva solo 17 anni quando lasciò la Cambogia, venduta dal fratello in matrimonio a un cinese per 2 mila euro. Un anno e mezzo dopo il matrimonio fallì e Nary tornò in patria, senza soldi ma soprattutto senza poter rivedere il bambino nato da questa unione forzata. Come Nary migliaia di giovane donne della Cambogia, della Birmania, del Laos e del Vietnam vengono vendute in matrimonio dai propri famigliari in Cina. La richiesta di spose straniere è la conseguenza diretta della politica del figlio unico portata avanti da Pechino dal 1979 al 2015, responsabile di uno dei peggiori squilibri demografici al mondo (le bambine venivano spesso abortite dai genitori perché era preferito il maschio). Oggi in Cina c'è un surplus di circa 33 milioni di uomini e il deficit in donne spinge un numero crescente di single a cercare moglie oltre confine.
Una richiesta alla quale rispondono le famiglie di Paesi più poveri del Mekong, che combinano matrimoni per le proprie figlie, mentre queste nutrono la speranza di poter così uscire dall'indigenza e aiutare i parenti a casa. Il 'mercato' delle spose del Mekong è in parte gestito da trafficanti di giovani donne originarie da quelle nazioni. Comprare una sposa in Cambogia costa tra 8 e 13 mila euro, una somma che finisce essenzialmente nelle tasche di intermediari cinesi e agenti cambogiani, utilizzata anche per pagare una dote alla famiglia della sposa, che va da 800 a 3mila euro, un importo notevole per quel paese.
Destini incerti e a volte tragici
Nel caso di Nary il fratello intascò 2 mila euro mentre gli altri 6 mila andarono ai vari intermediari del matrimonio combinato. Se in alcuni casi le storie delle spose del Mekong si concludono con matrimoni felici, in molti altri finiscono in modo tragico, con famiglie indebitate, ragazze straniere senza documenti detenute in Cina, bambini strappati dalle madri e giri di prostituzione.
Non esistono statistiche ufficiali sul numero di ragazze straniere oggetto di matrimoni combinati in Cina, ma difensori dei diritti umani e media locali riferiscono di un fenomeno che coinvolge ogni anno alcune migliaia di cambogiane. Il dato sarebbe ancora più' significativo per quanto riguarda le spose originarie da Vietnam, Laos e Birmania.
I matrimoni forzati sono vietati per legge in Cina mentre in Cambogia gli agenti matrimoniali rischiano fino a 15 anni di carcere, una sanzione più pesante se la ragazza è minorenne. Nei fatti, però, raramente si arriva alla denuncia anche perché gli intermediari comprano il silenzio delle giovani vittime fino a 3 mila euro, pur di proteggere un business sempre più lucrativo.