Il vulcano indonesiano Anak Krakatau, eruttato la scorsa notte uccidendo oltre 220 persone, è considerato il "figlio" del leggendario Krakatoa la cui eruzione, nel 1883, costò la vita a oltre 36 mila persone ed ebbe effetti per mesi su tutto il pianeta.
L'Anak Krakatau (che tradotto significa figlio di Krakatoa) si è formato da quell'eruzione e venne scoperto nel 1927: alto poco più di 300 metri, con un cratere laterale, è situato su un'isola disabitata nello Stretto della Sonda che divide le isole Giava e Sumatra. È uno dei 127 vulcani attivi in Indonesia, al centro della Cintura di fuoco dell'Oceano Pacifico.
Il 26 agosto 1883, dopo mesi di frenetica attività vulcanica sull'isola di Rakata, Krakatoa ebbe quattro enormi esplosioni, accompagnate da tsunami, che causarono la demolizione di metà dell'isola. Secondo i documenti storici, le esplosioni sono state così violente da essere udite a 5.000 chilometri di distanza e la cenere ha raggiunto gli 80 chilometri di altezza. L'intensità era comparabile a una bomba di 200 megatoni, l'equivalente di 13.000 volte l'atomica dai Hiroshima.
Un anno dopo lo l'esplosione di Krakatoa, le temperature globali sono diminuite di più di un grado. Si stima inoltre che le ondate gigantesche del 1883 abbiano distrutto quasi 300 popolazioni biologiche e causato la morte di 36.417 persone.