Sono ore di speranza e di lavoro per le autorità di polizia e dell’intelligence del Kenya per venire a capo del rapimento di Silvia Romano, avvenuto il 20 novembre scorso nel villaggio di Chakama nella contea di Kifili, a circa 80 chilometri da Malindi. La notizia dell’arresto di un membro del commando, che ha sequestrato la giovane cooperante italiana, avvenuto domenica, ma di cui si è avuto notizia solo ieri, riporta un certo ottimismo, anche se prudente, su una soluzione positiva della vicenda.
Ibrahim Adan Omar, questo il nome completo dell'uomo, è stato arrestato nel villaggio di Bangale nell’area del Tana River, a circa 250 chilometri dal villaggio dove è stata rapita Silvia Romano. Gli altri due rapitori, ancora ricercati, sono Yusuf Kuno Adan e Said Adan Abdi. Nella casa dell’uomo è stata trovata un’arma automatica e numerosi proiettili.
Ma ciò che fa sperare è il fatto che l’uomo starebbe collaborando con le autorità, almeno secondo quanto trapela dalle maglie della polizia, che continua a mantenere il riserbo sul rapimento. Dunque, il cerchio si stringe e l’intelligence non abbassa la guardia nemmeno in questa giornata dove il Kenya celebra il Jamhuri Day, il giorno in cui entrò effettivamente in vigore l’indipendenza del Paese.
Questa notizia, la collaborazione dell’arrestato, si affianca, e forse ne è la conseguenza dell’altro arresto eccellente, avvenuto nei giorni scorsi, e cioè quello di un alto ufficiale del Kenya Wildlife Service (KWS), il servizio parchi, di stanza proprio nell’area del Tana River.
Ciò spiega l’appoggio che il gruppo di sequestratori ha ricevuto da parte della popolazione e in particolare di alcuni funzionari corrotti del KWS. Insieme all’alto ufficiale sono stati arrestati anche il sergente del servizio parchi, Abdullahi Bille e suo fratello. Notizie, dunque, che potrebbero portare a una svolta. La speranza è che questa sia positiva. Anche se, è necessario sottolinearlo, non ci sono nuovi e concreti riscontri su una possibile rapida soluzione del sequestro.
Si rafforza, inoltre, la pista, intrapresa da subito dalle autorità keniane, della criminalità comune, anche se il giornale The Star continua a sostenere che i rapitori siano in fuga verso il confine con la Somalia, dove operano i terroristi somali di al Shabaab. Ma questa è solo una congettura.