Edouard Philippe, magari senza farlo apposta, cita “Les Miserables”: “Bisognerebbe essere sordi o ciechi per non vedere o sentire questa rabbia". Proprio come canta l’adagio nella riduzione teatrale delle avventure di Jean Valjean: “Non senti il popolo cantare? E’ il canto della rabbia …”. Ma il premier francese, memore della fine che fece Carlo X, preferisce cedere alla piazza per conto di Emmanuel Macron e annuncia: "Nessuna imposta merita di mettere in pericolo l'unità del Paese". Ne consegue la sospensione per 6 mesi dell'aumento della tassa sui carburanti che aveva scatenato le proteste in tutta la Francia e aveva innescato la rivolta dei 'gilet gialli'.
Allo stesso tempo non ci saranno aumenti delle tariffe di energia elettrica e gas "durante l'inverno". Saranno anche sospesi i più stringenti controlli sulle emissioni delle auto che dovevano entrare in vigore da gennaio, e l’Eliseo, sempre per interposta persona, ora chiede “il ritorno alla normalità”.
Indietro verso il domani
In altre parole: marcia indietro, ora calma. Basterà a riportare la Francia a quello che era appena dieci giorni fa? Non è per nulla scontato, se ad esempio il capo dei senatori repubblicani Bruno Retailleau giudica "assolutamente insufficiente" le concessioni e reclama "un'annullamento" puro e semplice di tutto il pacchetto.
Se "è nel vero senso della parola, vale a dire semplicemente ritardi prima che si applichi l'aumento delle tasse, non è all'altezza, non calmerà nulla", ha detto il senatore. "Questa è una proposta che è ben al di sotto di ciò che il movimento dei 'gilet gialli' vuole".
Le violenze continuano
A dar ragione alle previsioni della destra moderata francese i nuovi incidenti occorsi ancora nelle ore dell’annuncio di Philippe davanti alle scuole superiori nella regione parigina. A Seine-Saint-Denis, sono coinvolti nelle agitazioni più di venti scuole; incidenti veri e propri si registrano a Aubervilliers, davanti al liceo Jean-Pierre Timbaud, dove un'auto è stata incendiata. Incidenti anche davanti ai licei Pantin e Saint-Ouen.
Dal movimento dei Gilet gialli nessuna presa di posizione immediata, ma l'ala dialogante appare in minoranza. L'incontro tra Philippe e alcuni rappresentanti moderati del movimento, previsto per questa mattina, è stato annullato per "motivi di sicurezza" dopo che alcuni di loro, tra cui la 'pasionaria' bretone Jacline Mouraud, hanno denunciato di aver ricevuto minacce dalle frange oltranziste.
Intanto proprio per la protesta la Prefettura di Parigi ha rinviato la partita del Paris Saint Germain che sabato avrebbe dovuto ospitare il Montpellier.
Una voce dalla Russia
Intanto dalla Russia si insinua il dubbio: la Francia è in crisi perché minata alle sue basi nientemeno che dalla Casa Bianca. Come durante la 'rivoluzione arancione' in Ucraina, il movimento di protesta dei ‘gilet gialli’ in Francia è orchestrato dagli Stati Uniti: questa la convinzione espressa dal popolare presentatore tv Dmitri Kisselev dell’emittente russa ‘Rossiya 1’, commentando le violente proteste dello scorso fine settimana a Parigi. “Il giallo è un colore, anche questa è una rivoluzione di colore che mette il potere in pericolo, esportata dagli Stati Uniti perché il presidente Macron ha parlato della necessità di un esercito europeo” ha detto Kisselev al programma ‘Vesti’, che ha tra i suoi primi fan il presidente Vladimir Putin.
Conti in rosso
Ma non è questo che preoccupa Parigi, quanto semmai la tenuta dei conti pubblici: A ottobre il deficit di bilancio francese si è ampliato di 9,9 miliardi di euro rispetto allo stesso mese del 2017 per raggiungere 87 miliardi di euro. Lo ha annunciato lo stesso ministero dell'Economia transalpino. Secondo il dicastero la spesa per il bilancio statale generale è aumentata di 4,9 miliardi in un anno, raggiungendo i 282,8 miliardi, contro i 277,9 miliardi di euro del 31 ottobre 2017. I prelievi sulle entrate sono diminuiti di 800 milioni di euro, per raggiungere 49,7 miliardi. Le entrate sono scese di 6,1 miliardi, risultando pari a 254 miliardi contro i 260,1 miliardi di fine ottobre 2017.
Non sono numeri da profondo rosso, ma nemmeno una iniezione di ottimismo in un momento in cui il Paese è scosso tensioni che avrebbero ispirato Victor Hugo.