La crisi tra Russia e Ucraina, emersa con nuova forza dalle acque contese del mar di Azov, ferma all’ultimo momento l'incontro tra Vladimir Putin e Donald Trump, che prima saluta positivamente l'incontro atteso al G20 con il presidente russo e pochi minuti dopo fa sapere che lo annulla.
"Considerato il fatto che le imbarcazioni e i marinai non sono ritornati all'Ucraina dalla Russia, ho deciso che sarebbe meglio per tutte le parti coinvolte di cancellare il mio previsto incontro in Argentina con il presidente Vladimir Putin. Attendo di nuovo un vertice significativo non appena questa situazione sara' risolta!", ha scritto il presidente americano su Twitter dopo essere partito alla volta della capitale argentina, spiazzando tutti coloro che avevano preso per buone le parole pronunciate poco prima sul prato della Casa Bianca: "Probabilmente vedrò il presidente Putin. E' un momento molto buono per incontrarlo".
Una consiglio da Pompeo
A far desistere Trump, ha spiegato l'ufficio stampa della Casa Bianca, una conversazione da lui avuta, mentre si trovava sull'Air Force One, con il capo del Dipartimento di Stato, Mike Pompeo, il capo di gabinetto, John Kelly, e il Consigliere per la sicurezza, John Bolton.
La mossa di Trump indica che la crisi - nata domenica scorsa dall'intercettazione russa di motovedette ucraine nello stretto di Kerch - è ancora lontana dal trovare una soluzione. Alle prese con le ricadute del primo scontro aperto con le forze armate russe, Kiev ha invocato un'azione "simmetrica" e "unitaria" da parte della comunità internazionale.
La Nato non compie il passo decisivo
L'appello per l'invio di navi della Nato nel Mar Nero o la chiusura del Bosforo alle imbarcazioni russe, è stato comunque accolto con freddezza. Il presidente ucraino, Petro Poroshenko ha auspicato che "la Nato schieri navi militari nel Mare d'Azov". "Non può esserci una soluzione militare" alla crisi, ha però frenato Angela Merkel, la cui mediazione è invocata sia dalla leadership ucraina, che da Trump. Ma ogni proposta in tal senso continua a essere rifiutata dalla Russia, che ha invece annunciato un potenziamento dei suoi sistemi di difesa in Crimea dove non solo verrà inviata una quarta divisione di S-400, ma dal prossimo anno si costruirà anche una nuova stazione radar.
La Russia non vuole mediatori
"Siamo grati a tutti coloro che sono pronti a contribuire al raffreddamento delle tensioni, provocate dalla parte ucraina, ma non vediamo la necessità di alcuna mediazione", ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, dopo che anche il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, si era offerto come mediatore.
Il capo del Cremlino ha accusato Poroshenko di aver messo in atto una "provocazione", con l'invio di tre imbarcazioni militari che secondo Mosca hanno "invaso" le sue acque territoriali, rendendo necessario il loro sequestro e l'arresto di tutto l'equipaggio. Equipaggio che, si è appreso, è' stato ora trasferito a Mosca.
Per Kiev il sequestro e l'aggressione violano il diritto internazionale.
Il rimpallo di accuse è continuato anche oggi: l'Ucraina ha denunciato che Mosca blocca l'accesso e l'uscita di navi dai suoi porti di Mariupol e Berdyansk, nel Mare di Azov, lo specchio d'acqua collegato con il Mar Nero solo dallo Stretto di Kerch, controllato di fatto da Mosca dopo l'annessione della Crimea. Accuse respinte, però, dal Cremlino.
La crisi russo-ucraina sarà affrontata dai leader del G20, riuniti a Buenos Aires, mentre i ministri degli Esteri della Nato hanno in programma di parlarne col collega ucraino, Pavlo Klimkin, la prossima settimana a Bruxelles.