È nel Mar d'Azov che Occidente e Russia giocano l'ultima partita di uno scontro egemonico nella regione cominciato cinque anni fa con le rivolte in piazza Indipendenza, al centro di Kiev, che portarono al rovesciamento dell'allora governo del presidente filorusso, Viktor Yanukovich.
Gli Stati Uniti, l'Ue e la Nato si schierano, ancora una volta con l'Ucraina, che ieri si era vista sequestrare tre motovedette e i rispettivi equipaggi dai russi, per i quali quella di Kiev è stata una "provocazione molto pericolosa". A bordo delle motovedette ucraine sequestrate dai russi nel Mar d'Azov c'erano almeno due ufficiali del servizi di intelligence di Kiev, ha affermato Mosca, sottolineando che le le imbarcazioni avevano le armi puntate già dal mattino del 25 novembre contro le navi russe nell'area.
Tra gli agenti dell'intelligence ucraina arrestati c'è, afferma il Servizio di sicurezza russo (Fsb), il tenente Andriy Drach, agente speciale dell'intelligence militare ucraina. Il governo russo ha confermato che le proprie navi hanno sparato, dopo aver intimato invano lo stop: "Alle 8.58 di sera - spiega l'Fsb - il comandante ha comunicato che aveva feriti a bordo. I sei membri dell'equipaggio del Berdiansk sono stati trasferiti sull'Izumrud, e tra loro i tre feriti, a cui sono stati portati i primi soccorsi".
Le posizioni diplomatiche si sono confrontate nel corso di un Consiglio di sicurezza dell'Onu convocato d'urgenza. "Gli Stati Uniti gradirebbero una normalizzazione del rapporto con la Russia, ma azioni illegali come questa continuano a renderlo impossibile", ha sottolineato l'ambasciatore americano, Nikki Haley, mentre per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, "non c'è una giustificazione per l'uso della forza militare contro navi e marinai ucraini".
Stoltenberg ha presieduto una riunione straordinaria della commissione Nato-Ucraina, alla quale hanno partecipato i 29 Paesi dell'Alleanza. L'Europa, a sua volta, "resterà unita a sostegno dell'Ucraina", ha affermato presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. "Le autorità russe devono restituire i marinai ucraini, le navi e astenersi da ulteriori provocazioni", ha scritto Tusk su Twitter, e Berlino ha chiesto la revoca del blocco nel Mar d'Azov oltre a una de-escalation a entrambe le parti".
Mosca ha detto di aver riaperto lo stretto di Kerch, che collega il Mar Nero e il Mar d'Azov, ma da alcune foto emerge che sotto il ponte voluto da Vladimir Putin per unire la Crimea alla Russia è fermo un cargo enorme che nei fatti blocca il transito. Kiev ha allertato le sue forze armate, e imposto la legge marziale per 60 giorni, fino cioè al 25 gennaio 2019.
Al tempo stesso, il presidente ucraino, Petro Poroshenko, ha fatto appello alla leadership russa chiedendo il rilascio delle imbarcazioni e degli equipaggi.