Il giorno dopo la guerriglia urbana a Parigi contro il caro carburante, Emmanuel Macron, stretto tra il crollo del consenso (sotto il 26%) e le violente proteste dei 'gilet gialli', invita a dare una "chiara risposta economica, sociale, ma anche culturale e significativa" alle "classi medie e lavoratrici", per costruire "un progetto politico" e "ridare una possibilità al progresso". Parole un po' vaghe quelle del presidente francese, che respinge il paragone tra Brexit e il movimento che infiamma la Francia e contesta la contrapposizione tra città e la campagna sollevata per spiegare il fenomeno. "Se prendo l'esempio del nostro Paese, ci sono situazioni molto difficili anche in alcuni quartieri delle città", ha spiegato, "ci sono quelli che hanno avuto successo in questa globalizzazione e altri per cui il progresso non è accessibile". Nondimeno, Macron martedì dovrebbe annunciare una serie di misure che dovrebbero attenuare il peso dell'imposta sul carburante sulle classi meno agiate.
La presidente di Rassemblement National, Marine Le Pen, è tornata a criticare il governo per la gestione delle proteste. Secondo la leader della destra francese, le forze dell'ordine "hanno ricevuto l'ordine di essere violente". Le Pen, chiede le dimissioni del ministro dell'Interno Castaner, ritenendo che c'è stata la volontà del Governo di ottenere "immagini spettacolari".
Nessuna marcia indietro
Il governo, ad ogni modo, non intende fare marcia indietro sull'aumento dei carburanti. L'esecutivo cercherà al massimo di rafforzare le "misure di accompagnamento", ha dichiarato il ministro dell'Economia, Bruno Le Maire, su Bfm Tv. "C'è una rotta che è stata stabilita dal presidente della Repubblica verso la transizione energetica. Questa rotta deve essere tenuta", ha affermato. L'obiettivo è che "i nostri bambini vivano in un ambiente migliore", con meno inquinamento. "È un discorso che una grande maggioranza di francesi comprende - ha aggiunto - ed è possibile trovare un accordo sulle misure di accompagnamento", ha aggiunto.
Il ministro dei Conti pubblici, Gerald Darmanin, è ancora più categorico ed esclude qualsiasi arretramento sulle misure fiscali che porteranno al rincaro. "Non è la questione odierna, i prezzi alla pompa sono in calo", ha spiegato. Per Darmanin l'obiettivo resta quello di "passare da un'economia che inquina e causa 50.000 morti all'anno ad un'economia che spera di inquinare meno e non deve affrontare le morti di uno scandalo pari a quello dell'amianto".
Sabato di nuovo in piazza
I 'gilet gialli' promettono una nuova mobilitazione per sabato prossimo, primo dicembre. Su Facebook, alla pagina ufficiale del movimento, è stata lanciato un evento battezzato 'Acte 3 Macron démissionne! (Capitolo 3, Macron si dimetta). Più di 10.000 persone promettono di andarci e oltre 56.000 persone si mostrano interessate. Il luogo indicato è di nuovo gli Champs-E'lyse'es a Parigi. "Per il primo dicembre, dovrà essere fatto correttamente", si legge nell'appello, in quello che sembra una richiesta di evitare violenze. "Nessuna pausa e 5 milioni di francesi in strada! Il nostro movimento sta guadagnando slancio, non dobbiamo arrenderci".
Come è nato il movimento
l movimento dei 'gilets jaunes' è nato dall'iniziativa spontanea di migliaia di cittadini riuniti in collettivi, che hanno fatto rete sui social network. Il nome si deve al giubbotto catarifrangente obbligatorio per legge su ogni automobile. Un movimento nato a margine di partiti e sindacati, ma nutrito del malcontento della classe medio-bassa. L'esecutivo francese ha infatti deciso di aumentare le tasse sui carburanti per promuovere la transizione energetica. Ma molti dei manifestanti vivono in zone extraurbane lontane dai grandi agglomerati francesi e assicurano che l'auto è il loro unico mezzo di trasporto.
Il movimento, secondo un sondaggio pubblicato qualche giorno fa, gode del massiccio appoggio della popolazione francese, il 74%; e politicamente di un sostegno trasversale che va dalla leader di estrema destra Marine Le Pen, al capofila della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon, e ancora a Laurent Wauquiez ('Les Républicains') e al sovranista Nicolas Dupont-Aignan.
La polemica per l'aumento dei carburanti è stata molto seguita sui social, con scambi al vetriolo tra automobilisti ed esponenti di governo. A dire la sua su Facebook è stata anche il segretario di Stato presso il ministero della Transizione ecologica, Emmanuelle Wargon. In un monologo di due minuti ripreso col suo smartphone, la Wargon ha assicurato che "non c'è alcun complotto del governo contro le macchine, ma la nostra politica è semplice: piu' sicurezza, meno inquinamento e meno cambiamenti climatici".