Un bambino con dei sogni. Come qualsiasi bambino del mondo. Però la sua vita cambia quando a scuola si parla di cambiamento climatico e ciò avviene in una calda giornata bavarese. Lui studia, approfondisce. Cerca di trovare soluzioni. Come arrivare all’assorbimento e allo stoccaggio di gas serra dell’attività umana.
E nasce l’idea: “Dobbiamo piantare un milione di alberi in ogni paese del mondo”. Un’idea semplice e, forse, anche impossibile per Felix Finkbeiner, eppure da quell’idea nasce Plant-for-the-Planet, lui aveva 9 anni. Ora ha 21 anni e la sua iniziativa è conosciuta in tutto il mondo. Non solo.
Gli alberi piantati sono miliardi, oltre 15. Il giovane Finkbeiner, inoltre, parlerà della sua iniziativa al Nono Forum internazionale su alimentazione e nutrizione della Fondazione Barilla, che si svolgerà a Milano il 27 e il 28 novembre. Il suo intervento è previsto per il 27 novembre, e noi lo abbiamo sentito per farci raccontare la sua “meravigliosa fiaba”.
Il sogno di un bambino: piantare alberi per salvare il pianeta. Sembra di essere in una meravigliosa favola, ma come sono andate davvero le cose?
Quando ero in quarta elementare, la mia insegnante mi chiese di fare una presentazione sulla crisi climatica. Quando ho preparato la presentazione, ho letto di Wangari Maathai, che piantò 30 milioni di alberi in Africa in circa 30 anni. Ho detto ai miei compagni di classe che avremmo dovuto piantare anche noi un milione di alberi in ogni Paese del mondo. Molti dei miei compagni di classe hanno amato l'idea, anche se penso che nessuno di noi sapesse quanto fosse realmente un milione o quanti Paesi esistessero nel mondo. Anche alla mia insegnante è piaciuta l'idea e così mi ha invitato a esporre la mia presentazione anche alle altre classi della mia scuola e, grazie al supporto del mio preside, sono stato invitato a parlarne anche in altre scuole. E’ iniziata così l'iniziativa Plant-for-the-Planet rivolta sia ai bambini che ai giovani.
Cosa significa prendere ispirazione da un premio Nobel per la Pace, Wangari Maathai, e che influenza ha avuto nello sviluppare la sua idea?
Wangari non ha solo piantato alberi, ma ha anche migliorato il ruolo delle donne raccogliendo denaro per piantare alberi insieme a loro, dando così nuovo scopo e dignità alle donne in difficoltà. Gli alberi hanno migliorato le loro vite in vari modi: dando loro un reddito, combattendo l'erosione del suolo e stabilizzando i cicli idrici locali, e in un’ottica di lungo termine, combattendo la crisi climatica. Wangari Maathai è stata anche la prima professoressa del Kenya: ci ha mostrato che si può realizzare qualsiasi cosa solamente organizzando le persone, anche con scarse risorse, o nulle.
Mi concentrerei, ora, proprio sull’Africa. Continente afflitto da numerose piaghe sociali: fame, siccità, povertà. Piantare alberi in questo continente come può contribuire a risolvere piaghe che sembrano essere endemiche e senza soluzione?
Gli alberi possono avere davvero tanti effetti positivi sulle comunità dei Paesi del sud del mondo. Lo stiamo notando nel nostro progetto di riforestazione in Messico, ma questi effetti sono molto simili a quelli che potremo avere in Africa. I progetti di rimboschimento portano occupazione e reddito regolare. Le terre degradate possono essere nuovamente rimboschite prevenendo la desertificazione, mentre l'agroforestazione può aiutare a produrre cibo aumentando i raccolti. A questo si aggiunge che il legno può essere utilizzato dalle comunità locali per produrre prodotti sostenibili di lunga durata che possono essere venduti, generando profitto.
Nessun continente sul Pianeta ha la stessa problematica di degradazione del terreno come quella che si riscontra in Africa ed è per questo motivo che quest’area è anche la più adatta al rimboschimento. Quindi, è certamente il continente più importante su cui concentrare questo tipo di sforzo.
Intorno alla sua idea si è creato, appunto, un movimento planetario e civico diffuso ovunque. Come le è cambiata la vita: da bambino con un’idea semplice a giovane che affronta i potenti alle Nazioni Unite?
Ho tenuto molti discorsi quando ero un bambino e ho viaggiato molto per condividere il nostro messaggio e incoraggiare le persone a unirsi a noi. Ma questo non ha mai cambiato troppo la mia vita, perché non sono mai stato l'unico a rappresentare Plant-for-the-Planet. Siamo 70.000 bambini e ragazzi in 67 Paesi e sono in molti a parlare e dibattere con politici di alto livello e uomini d'affari per diffondere il nostro messaggio.
Se dovesse pensare, ora, a uno sviluppo del suo progetto quale via prenderebbe?
Al momento, stiamo lavorando a un'applicazione per smartphone che consente a chiunque di scegliere il progetto di semina preferito tra quelli disponibili in tutto il mondo e di supportarlo attraverso la donazione di alberi. L'utente può utilizzare le immagini satellitari per vedere come crescono gli alberi donati, registrare quelli che hanno piantato e competere gli altri utenti per gli alberi più belli. Attraverso questo strumento, piantare alberi sarà divertente e progetti di piantagione saranno visibili e accessibili per tutti rendendoli effettivamente più concreti e visibili.
Nei prossimi giorni interverrà al Forum Internazionale su Alimentazione e Nutrizione organizzato dalla Fondazione Barilla. Quale idea proporrà alla platea?
Chiunque può unirsi a noi. Sappiamo che abbiamo bisogno di un trilione di alberi per catturare un quarto delle emissioni di carbonio prodotte dall'uomo e guadagnarci il tempo necessario per combattere la crisi climatica. Questo riguarda il nostro futuro, quello dei bambini e dei giovani del mondo. Riducendo le emissioni di carbonio e piantando alberi, ogni persona e ogni azienda può impattare davvero poco dal punto di vista climatico.
Da ultimo: piantare alberi in Africa è davvero importante?
Non solo in Africa, ma in generale anche nelle comunità dei Paesi del sud del mondo, dove piantare alberi è molto importante. Non solo rallentano la crisi climatica, ma contribuiscono anche agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dall’ONU.