È di nuovo bufera su Hans-Georg Maassen, il controverso ex capo degli 007 tedeschi: il ministro degli Interni, Horst Seehofer, ha annunciato che il presidente del BfV verrà immediatamente mandato in pensione anticipata, in seguito ad un discorso pubblico in cui lo stesso Maassen si è detto vittima di una sorta di complotto "di forze di sinistra radicale presenti nella Spd", il cui interesse sarebbe stato cavalcare i fatti di Chemnitz (dove a fine agosto, in seguito all'uccisione di un tedesco commessa da due immigrati, si svolsero delle manifestazioni di estrema destra culminate in aggressioni ai danni di stranieri) per mettere fine alla Grosse Koalition a fianco della Cdu/Csu di Angela Merkel.
Il discorso di Maassen, tenuto di fronte al cosiddetto Berner Club, che riunisce i vertici di vari servizi segreti a livello internazionale, ha ovviamente provocato una nuova ondata di furibonde polemiche nella politica tedesca dopo quelle di un mese fa, quando il capo degli 007 era finito nella tempesta per aver negato che a Chemnitz si fosse verificata una vera e propria caccia all'immigrato ed era stato accusato di aver voluto "banalizzare" l'ondata di violenze di estrema destra. Una polemica che aveva investito il governo federale, con la Spd che ne reclamava le dimissioni e il ministro Seehofer a difendere Maassen. L'accordo finale si era chiuso con l'allontanamento di Maassen dal vertice del servizio d'intelligence BfV (Ufficio federale per la difesa della Costituzione), risolto però con un semplice spostamento di Maassen al ministero dell'Interno come consulente. Un compromesso giudicato insufficiente sia nell'opinione pubblica che nei media, salutato con soddisfazione dal solo Seehofer.
Seehofer deluso "anche dal punto di vista umano"
"Le sue formulazioni sono inaccettabili", dichiara oggi invece il ministro, che ha convocato un'apposita conferenza stampa per annunciare il pensionamento di Maassen: "Una collaborazione basata sulla fiducia non è più possibile", aggiunge Seehofer, sottolineando anche di essere "ampiamente deluso dal punto di vista umano". Il capo del BfV è sospeso da tutti i suoi incarichi finché non sarà ufficializzata la decisione del suo allontanamento da parte del presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier.
È stato lo scorso 18 ottobre che Maassen ha esposto la sua controversa ricostruzione dei fatti di Chemnitz e delle sue implicazioni politiche davanti ai suoi colleghi 007. È qui che ha ribadito che la Germania avrebbe assistito ad "un salto di qualità nel falsificare la cronaca", dato che non vi sarebbero prove effettiva circa "una caccia all'uomo" a fine agosto nella città sassone. "Dal mio punto di vista - affermava Maassen - responsabili sono le forze di sinistra radicale nella Spd contrarie all'accordo con la Cdu/Csu e decise a provocare la caduta della coalizione".
Tutto contro Maassen, tranne Afd
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. "La decisione di Seehofer era necessaria da molto tempo", ha detto il capo organizzativo della Spd, Lars Klingbeil, dato che "Maassen ha dimostrato ancora una volta la tendenza ad avvalorare teorie cospirazioniste dell'estrema destra". Secondo la leader della Linke, Katja Kipping, la decisione "arriva troppo tardi per riparare ai danni che la GroKo ha causato a se stessa". Critico anche l'esponente dei Verdi Konstantin von Notz, che punta il dito contro Seehofer: "Il ministro degli Interni e' pienamente responsabile per questo disastro", che ha visto il presidente del BfV in prima linea "per le sue teorie complottiste e i risentimenti contro la politica e i media".
Di tutt'altro tono le reazioni dei vertici dell'Afd, unici a difendere l'oramai ex capo degli 007. Afferma infatti uno dei leader del partito dell'ultradestra, Joerg Meuthen, che Maassen "è un funzionario di primo livello, dall'etica professionale elevata, che ha il coraggio di esprimere anche verita' scomode. Se avesse interesse a entrare nelle nostre file, sarebbe ovviamente il benvenuto".