La lunga latitanza di Cesare Battisti, che dura ormai da 36 anni, starebbe per finire molto presto. Il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, in campagna elettorale aveva annunciato più volte che, in caso di vittoria, avrebbe immediatamente estradato l'ex membro dei Proletari Armati per il Comunismo, atteso in Italia da una condanna per quattro omicidi. E, ora che ha conquistato la guida della più grande nazione sudamericana, sembra intenzionato a mantenere la promessa. Battisti vive dal 2004 in Brasile dove nel 2010 l'allora presidente Inacio Lula da Silva gli aveva concesso lo status di rifugiato, suscitando le ire di Roma.
"Come già detto, riaffermo qui il mio impegno di estradare il terrorista Cesare Battisti, amato dalla sinistra brasiliana, immediatamente in caso di vittoria alle elezioni", fu uno dei Tweet sull'argomento pubblicati da Bolsonaro nelle scorse settimane, mostreremo al mondo il nostro totale ripudio e impegno nella lotta al terrorismo. Il Brasile merita rispetto!".
Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che ha sempre mostrato simpatia e sostegno per il candidato di destra, è tornato sull'argomento ieri.
A rispondergli, sempre via Twitter, è stato uno dei figli di Bolsonaro, Eduardo: "Il regalo è in arrivo! Grazie per il supporto, la destra diventa più forte".
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L'ultima volta che Battisti aveva avuto a che fare con un giudice in Brasile è stato il 25 aprile scorso quando gli sono state revocate le misure cautelari, liberandolo così dalla cavigliera elettronica e permettendogli di girare per il Brasile. Lo ha deciso la Corte suprema brasiliana (Stj), annullando la sentenza dell'ottobre dell'anno scorso, quando Battisti fu arrestato al confine con la Bolivia con 25 mila dollari in valuta estera con cui si accingeva a lasciare il Paese. Allora si erano fatte sempre più insistenti le voci su una eventuale estradizione in Italia. Oltre alla cavigliera elettronica, all'ex terrorista era stato vietato di uscire di casa dopo le 22 e di allontanarsi dal paesino dello Stato di San Paolo. Il tribunale ha ritenuto ragionevoli le argomentazioni dei legali dell'italiano, secondo i quali le accuse erano state emanate in modo generico e senza elementi concreti.
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Il tribunale di Cananeia, la cittadina in cui risiede il 63enne, aveva anche imposto il sequestro del passaporto per lui e la moglie Joice Lima, sposata nel 2015. Le misure erano state imposte dopo che si era scoperto che Battisti aveva fornito un indirizzo falso per ottenere i certificati necessari alle nozze in Brasile, commettendo un falso ideologico. A marzo il procuratore generale brasiliano aveva rimesso al presidente Michel Temer la decisione finale sulla cancellazione dello status di rifugiato. Ora se ne occuperà Bolsonaro.