In Occidente è conosciuto per le sue politiche, considerate liberali, in favore del ruolo della donna nella società. L'immagine si è offuscata a causa del caso Khasshoggi, il giornalista dissidente scomparso in circostanze da chiarire dopo essere entrato nel consolato saudita di Istanbul. Mohamed bin Salman in questo momento è il principe ereditario dell'Arabia Saudita, ma in pochi credono che non sia lui ad esercitare il potere effettivo. Anche perché in un passato recente ha dimostrato di saper usare i modi decisi pur di arrivare ad un passo dal trono.
Tre nomi sono sempre troppi
Un tempo il re d'Arabia Saudita sceglieva in totale autonomia il suo successore, cercando di salvaguardare comunque gli equilibri della vasta famiglia di principi Saud. Nel 2006, per volontà del re Abdullah, è stato creato il Consiglio di Fedeltà che ha il compito di decidere, una volta insediato il re, il successore al trono: l'organismo è composto da 34 membri (possono variare), tutti figli e nipoti - i cui padri non sono più in grado di diventare sovrani - di re Abd al Aziz, fondatore del moderno regno d'Arabia Saudita. Al momento la famiglia reale conta circa 25 mila membri, tra cui 200 principi che hanno funzioni politiche.
Il nuovo istituto prevede che il re proponga tre candidati come eredi al trono e il Consiglio sceglie uno di loro. In caso venissero rifiutati tutti e tre, poco probabile, l'assise può sceglierne un altro da sottoporre al voto segreto.
Il sistema non ha permesso tuttavia di evitare faide interne, compresa quella che ha portato - il 21 giugno 2017 - alla deposizione di Mohammed bin Nayef, nipote dell'attuale re Salman, e che ha fatto designare come principe ereditario proprio Mohammed bin Salman (MbS), figlio del re Salman.
Congiure di palazzo
Il cambio a sorpresa della linea di successione al trono saudita, che vide improvvisamente MbS prendere il posto del cugino Mohammed bin Nayef, quale erede al trono dal 2015, fu frutto di un 'golpe di palazzo' organizzato proprio da bin Salman.
Lo raccontò all'epoca nel dettaglio il New York Times: un'operazione consumata in poche ore, tra la sera del 20 giugno e l'alba del 21 giugno quando un gruppo ristretto di principi, uomini delle forze di sicurezza e consiglieri della Corona si riunirono al palazzo Safa a La Mecca dopo essere "stati informati che re Salman voleva incontrarli". "Prima di mezzanotte, l'allora erede al trono, Mohammed bin Nayef (ministro dell'Interno e sopravvissuto ad un attentato suicida di al Qaeda nel 2009) fu invitato a spostarsi in un'altra stanza dove gli venne comunicato che avrebbe incontrato il re.
Salman bacia le mani
Non appena entrato, attendenti della Casa Reale lo privarono dei cellulari e cominciarono a fare pressione affinché rinunciasse all'incarico di Principe della Corona (erede al trono) e di ministro dell'Interno. All'inizio bin Nayef si rifiutò ma con il passare delle ore il principe, che soffre anche di diabete, e dei postumi dell'attentato suicida del 2009, era privo di forze". Secondo il Nyt, contemporaneamente "funzionari di palazzo chiamarono a raccolta i membri del 'Consiglio di Fedeltà' cui venne detto che bin Nayef aveva problemi di dipendenza da medicinali, gli antidolorifici per combattere i postumi del'attentato, e che era inadatto ad essere re". Tra l'altro era emerso, secondo fonti "di intelligence Usa e un consigliere della famiglia reale saudita, che bin Nayef era contrario all'embargo sul Qatar.
Poche ore prima dell'alba, bin Nayef accettò di dare le dimissioni e un video diffuso dai sauditi mostrò bin Salman baciare le mani del giubilato bin Nayef come a simulare che il passaggio di consegne su chi sarebbe stato il prossimo re fosse avvenuto in modo pacifico e senza alcuna tensione".