“Se la situazione non migliora, beh, allora ciao: non continuiamo più”. La battuta del vicecapogruppo Spd al Bundestag, Karl Lauterbach, la dice lunga sullo stato d’animo che regna tra i socialdemocratici tedeschi dopo quella che loro stessi percepiscono come una “catastrofe”, ossia il tracollo alle elezioni bavaresi di domenica scorsa.
Il “non partito” ha fatto meglio di loro
Finita al 9,7%, superata dai più accattivanti Verdi, dall’ultradestra dell’Afd e persino dai Freie Waehler (“liberi elettori”) - il “non-partito” che probabilmente governerà d’ora in poi a Monaco con la Csu - la Spd sembra sprofondata in una crisi da cui nessuno sa come uscire. Come scrive lo Spiegel, “non potendo apertamente attaccare la leader Andrea Nahles, soprattutto per mancanza di alternative”, si è scatenato il dibattito sul futuro della grande coalizione insieme alla Cdu/Csu di Angela Merkel.
Anche in Germania il nodo sono le pensioni
Come sempre, ad aprire i fuochi è stata la sinistra del partito, capeggiata dal leader degli Jusos, i giovani socialisti, Kevin Kuehnert: secondo lui il partito deve legare la permanenza nella Grosse Koalition alla capacità di ottenere importanti concessioni dai partner di governo, per esempio sulla crisi del Diesel o sulle pensioni. “Deal or no deal, questo deve essere modo di relazionarci con la Cdu/Csu”, ha detto Kuehnert a Handelsblatt.
Svolta a sinistra?
Più diretto l’esponente del Nord-Reno Vestfalia, Thomas Kutschaty, secondo il quale bisogna subito mettere fine all’alleanza di governo: “Finché saremo i junior partner nella Grosse Koalition, non verremo percepiti come una reale alternativa”. A suo avviso sarà necessario per la Spd ritrovare la propria ragion d’essere “sociale”: ma che questa edizione della GroKo abbia effetti “devastanti” sulla tenuta del partito, questo lo pensano in molti nel partito.
Ma qualcuno dice no
Non è d’accordo l’ex ministro degli Esteri ed ex leader del partito Sigmar Gabriel: “Scatenare una nuova crisi di governo certo non renderà la Germania più stabile”. La lezione che Gabriel trae dal voto bavarese piuttosto è che “dobbiamo governare meglio”. E però anche un fedelissimo di Nahles, il capo della segreteria Lars Klingbeil, fin da subito aveva ammesso che con il voto bavarese la GroKo era “gravemente danneggiata”.
Il peso dell’acquiescenza
Troppe liti e troppe timidezze – così dice la “pancia” dei socialdemocratici - dal caso del capo degli 007 finito nella bufera per i controversi rapporti con l’Afd, alle tensioni sui migranti, alle ennesime evoluzioni del Dieselgate.
Occhi puntati sull’Assia, dove le cose vanno meglio
Tace rumorosamente, da parte sua, il vicecancelliere nonché ministro delle Finanze Olaf Scholz. E pure Andrea Nahles evita di entrare nel dibattito. Per ora. Il motivo è ovvio. A fine mese si vota anche in Assia. Qui si spera intensamente in un successo elettorale. A guidare il partito è Thorsten Schaefer-Guembel, uno degli esponenti socialdemocratici più popolari sulla scena: è anche grazie a lui che i sondaggi hanno il vento in poppa, dando la Spd a pochi punti di distanza dalla Cdu del governatore Volker Bouffier.
Soprattutto, qui i socialdemocratici fanno una media superiore a quella nazionale, che si aggira ormai intorno ad un desolante 16%. Addirittura – e questa è una prospettiva che preoccupa la stessa Cancelliera – qui non sarebbe esclusa una coalizione rosso-rosso-verde, ossia con Spd, Linke e Verdi.
La resa dei conti a novembre
“Nessuno deve mettere in pericolo le elezioni in Assia”, è la parola d’ordine messa in circolo dai big del partito nella Willy-Brandt-Haus, il quartiere generale della Spd a Berlino. Ufficialmente un vero e proprio dibattito sulle cause (e le conseguenze) delle elezioni in Baviera dovrebbe tenersi ad un vertice allargato del partito a inizio novembre, una settimana dopo il voto in Assia. Per intanto si cerca di rivitalizzare il partito con la decisione di nominare l’attuale ministra alla Giustizia, Katarina Barley, senz’altro uno dei volti più noti del partito, come candidata di punta per le elezioni europee.
Un altro mondo è possibile. Magari all’opposizione
“Eppure esiste anche un’altra Spd”, ripete quasi disperato Klingbeil. Intende quella che ha messo a segno, nel governo, investimenti miliardari negli asili nido, successi sul diritto del lavoro e sull’immigrazione. Il problema, secondo buona parte del partito che fu di Brandt e di Schmidt, è che il messaggio non arriva agli elettori. Ed è anche quel che dicono i sondaggi: il 76% dei bavaresi ritiene che, per riprendersi, la Spd a Berlino debba tornare all’opposizione.
Pure la perdente del giorno, la candidata bavarese Natascha Kohnen, afferma che sia stato l’abbraccio fatale di Frau Merkel – ossia la “cattiva performance” della GroKo – a condannare la Spd a soccombere in Baviera. Dunque, occhi aperti sull’Assia. Ma se va male anche qui, per la Grosse Koalition i giorni potrebbero essere veramente contati.