Tesla è finita nel mirino dell'autorità di Borsa dopo i tweet di Musk del 7 agosto scorso con i quali annunciava il delisting della società, ovvero la sua revoca dalle negoziazioni di Borsa, rilevandola a 420 dollari per azione, e indicando che "i fondi erano garantiti", con i sauditi parte dell'operazione. Il piano di privatizzazione annunciato da Musk fece schizzare le azioni Tesla al rialzo, portandole a sfiorare i 380 dollari, prima che il manager tornasse sui suoi passi.
Musk "sapeva di non aver mai discusso della privatizzazione a 420 dollari per azione con alcuna potenziale fonte di finanziamento", accusa la Sec, infliggendo un ennesimo colpo al visionario fondatore di Tesla, in difficoltà nel centrare gli ambiziosi target produttivi e finito nella bufera per aver rilasciato un'intervista mentre fumava marijuana e beveva whisky.
"Questa ingiustificata azione della Sec (Security Exchange Commission) mi lascia profondamente rattristato e deluso. Ho sempre cercato di intraprendere azioni nel miglior interesse della verità, della trasparenza e degli investitori", ha commentato Elon Musk, - in una nota - la causa per frode depositata contro di lui dalla Sec, la Consob americana. "L'integrità è il valore più importante della mia vita e i fatti dimostreranno che non l'ho mai messa in discussione in alcun modo".