Su Twitter sta gira da stamattina un volantino accompagnato da due hashtag: #DiBattistaFueraYa e #NoLoDejenEntrar. Il primo al momento l’argomento più dibattuto su Twitter. Obiettivo del volantino e dei due hashtag è Alessandro Di Battista, ex deputato del Movimento 5 Stelle e ora reporter per il Fatto Quotidiano nel Centro e Sud America.
Passata per presa di posizione contro Di Battista, soprattutto sui social tanto da motivarne la popolarità, col tempo però si è capito che non sarebbe nulla del genere ma di alcuni cittadini italiani residenti in Messico che avrebbero creato questo volantino per mettere in guardia le popolazioni locali dall’ex deputato. Ma l'effetto di quel tweet si è avuto apparentemente solo in Italia. Si legge nel tweet, e nel volantino:
“Attenzione questo signore, Alessandro Di Battista, sta viaggiando per il Centroamerica facendo reportage e foto sui processi di resistenza, si presenta come un cooperante di sinistra, ma in realtà è il leader del M5S, partito italiano che sta al governo, che sostiene posizioni fasciste e razziste contro migranti africani, asiatici e latinoamericani”.
Secondo un test effettuato da Giornalettismo “appare evidente il (non) successo di questa battaglia in Sudamerica. La maggior parte di condivisioni, infatti, arrivano dall’Italia o da cittadini italiani che vivono tra Centro e Sud America. Non cittadini del Messico e non da altri paesi dell’America Latina. Oltre a Perez Gallo, l’altro grande promotore della battaglia contro Di Battista è un altro dottorando italiano in Messico: Nino Buenaventura”.
L’autore è stato contattato da Vice e alla testata ha detto che questa “non è stata fatta come operazione mediatica ma per contattare le comunità centroamericane. Molti passaggi sono stati fatti informalmente, il che spiega perché mediaticamente la cosa si è diffusa solo in Italia: è in Italia che interessa la polemica su Di Battista, a noi interessava che le organizzazioni e le comunità hermanas del centroamerica fossero avvertite su quali personaggi si spacciavano per cooperanti”.
Ma perché farlo? ““Tutto è nato con la lettura del suo reportage sul Fatto Quotidiano, con la menzogna del suo dirsi cooperante e con le banalità sulla Coca-Cola: tutto ciò ci ha irritato profondamente […] Soprattutto perché i media mainstream non parlano mai dello zapatismo, quasi non esistesse, e invece ne parlano quando lo racconta uno come Di Battista”.