L'unilateralismo del presidente Usa, Donald Trump, la Corea del Nord, le guerre in Siria e in Yemen, le tensioni mai sopite in Medio Oriente, la crisi venezuelana: saranno tanti i dossier che domineranno quest'anno l'Assemblea Generale dell'Onu.
L'appuntamento della diplomazia mondiale riunirà, a partire da martedì a New York, più di 120 tra capi di Stato e di governo e centinaia di ministri che avranno occasione di incontrarsi e parlarsi direttamente sotto le volte del Palazzo di Vetro.
"Rendere le Nazioni Unite rilevanti per tutte le persone: una leadership globale e la condivisione delle responsabilità per creare una società pacifica equa e sostenibile": questo il tema ispiratore scelto per la 73esima sessione dalla presidente, Maria Fernanda Espinosa Garces, ex ministro della difesa dell'Ecuador. Obiettivo spingere i leader mondiali a confrontarsi sulla necessità di rimarcare il ruolo di grande rilevanza dell'Onu e l'importanza di "visioni condivise". In questa sessione, Espinosa vuole mettere al centro anche l'importanza dell'uguaglianza di genere, della partecipazione delle donne nei posti di potere, la questione dei rifugiati e i temi ambientali.
Dal 25 settembre, sul podio dell'Assemblea Generale, si alterneranno, secondo i dati forniti dal segretario generale Antonio Guterres, 84 capi di Stato e 44 capi di governo. Il primo a parlare, secondo il protocollo, è il Brasile. La tradizione è iniziata nei primi anni di vita dell'Organizzazione, quando il Brasile si offriva sempre volontario perché nessuno Stato voleva prendere la parola per primo. Poi sarà la volta degli gli Stati Uniti, Paese ospitante, rappresentati dal presidente Donald Trump. Il restante ordine di successione è stato deciso, come ogni anno, da un algoritmo.
L'agenda di Conte
L'Italia parlerà mercoledì alle 20:30 ora italiana ed è probabile che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, affronterà anche la questione migranti, soprattutto dopo le accuse di razzismo al governo italiano da parte dell'alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet; accuse che però sono state smorzate dai toni più morbidi avuti dal segretario generale, il quale ha ribadito, durante la conferenza stampa di presentazione della sessione, la necessità che l'Italia non rimanga sola in questa lotta e che si abbia una risposta europea. Il premier, che sarà accompagnato dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi (a New York da stasera) avrà una serie di incontri bilaterali, tra i quali quello con il presidente iraniano, Hassan Rohani, e con il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi. Ma la sua presenza a New York sarà l'occasione per affrontare i vari dossier caldi, a cominciare dalla Libia.
Trump incontrerà Rohani?
Il presidente di turno del Consiglio di Sicurezza per il mese di settembre è l'ambasciatrice Usa all'Onu, Nikki Haley. A lei è spettato il compito di decidere l'agenda delle consultazioni. E una sessione del Consiglio, presieduta dallo stesso Donald Trump, verterà sicuramente sul tema della denuclearizzazione, tema allargato visto che originariamente la sessione doveva ruotare solo intorno all'Iran. Trump ha segnalato la sua disponibilità a incontrare il presidente iraniano, Hassan Rohani, e di certo l'eventuale incontro tra i due è uno dei più attesi, dopo l'uscita lo scorso maggio degli Usa dall'accordo sul nucleare con Teheran.
Contemporaneamente ai dibattiti, si svolgeranno numerosi incontri ed eventi di alto livello. Tra i più importanti sicuramente quello sulla "Pace Mondiale", organizzato il 24 settembre in onore del centenario della nascita del presidente sudafricano Nelson Mandela. Già previsti anche un incontro sul 'peacekeeping' e un meeting il 26 che si occuperà di tubercolosi, oltre a una serie di eventi di carattere umanitario (importante quello sulla crisi in corso in Yemen, presente l'Alto Commissario Onu per i Rifugati, Filippo Grandi).
Al Palazzo di Vetro gli occhi saranno tutti puntati su Trump. Se l'esordio dell'anno scorso era atteso con molta curiosità, la sua presenza quest'anno potrebbe essere accolta con meno calore da parte degli altri Stati membri. Per suo volere, infatti, gli Stati Uniti sono usciti dall'Unesco, dall'accordo di Parigi sul clima, dall'accordo sul nucleare firmato con l'Iran e dal Global Compact on Migration, l'accordo Onu sui migranti. Nonostante ciò l'influenza americana raddoppia in questa sessione, perché gli Stati Uniti hanno la presidenza di turno, nel mese di settembre, del Consiglio di Sicurezza.
Secondo le anticipazioni fornite dalla Haley, il presidente repubblicano parlerà dei successi in politica estera e della "protezione della sovranità degli Usa". Ci si aspetta che attacchi la Cina, accusata di portare avanti pratiche di commercio illegali, e che abbia parole pesanti nei confronti dell'Iran e del suo programma nucleare. A questo proposito, Trump presiederà un incontro del Consiglio di Sicurezza sulla non proliferazione; un incontro che inizialmente doveva affrontare in modo diretto le politiche iraniane, ma il cui tema è stato reso poi più generale per il timore che si irritassero i Paesi europei, contrari alla decisione unilaterale dell'America di uscire dall'accordo sul nucleare con Teheran. Nel corso dell'Assemblea Generale, Trump avrà anche alcuni incontri bilaterali. Per il momento, sono noti quelli con i leader di Francia, Egitto, Israele e Corea del Sud.
I grandi assenti
Ha deciso, ad esempio, di non venire a New York, per motivi di sicurezza, Nicolas Maduro: il presidente venezuelano manca dal 2015 e quest'anno avrebbe voluto parlare ai 193 Paesi Membri dell'Onu per combattere la campagna di odio nei confronti del suo governo, messa in atto, secondo lui, dagli Stati Uniti. La paura di venire ucciso dai suoi oppositori, che sostiene essere appoggiati dagli Stati Uniti del presidente Donald Trump, lo ha fatto però desistere. A riprova delle sue affermazioni non ha fornito nessuna prova concreta, limitandosi a dire solo che è in corso "una cospirazione permanente".
Non parlerà all'Assemblea Generale neanche Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato della Birmania, di fatto la leader del Paese. Assente anche l'anno scorso, San Suu Kyi, da sempre considerata un simbolo della non violenza, è stata criticata per come ha gestito la persecuzione della minoranza musulmana dei Rohingya da parte dell'esercito birmano; a portare il 'caso' birmano nell'assise ci penserà Amal Clooney, la moglie di George Cloney, agguerrita avvocatessa in tema di diritti umani, che racconterà le vicende dei due giornalisti dell'agenzia Reuters finiti alla sbarra a Rangoon per aver denunciato le violenze dei militari. Il presidente russo Vladimir Putin si farà invece rappresentare dal suo ministro degli esteri Sergei Lavrov; così come non parteciperanno la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente cinese Xi Jinping.