Teheran ha promesso una "risposta terribile" contro chi ha eseguito l'attacco che ha fatto almeno 29 morti e 57 feriti a Ahvaz, capoluogo della provincia sud-occidentale del Khuzestan, durante una parata militare, e minacciato gli Stati Uniti, ritenuti "responsabili" di aver colpito l'élite militare della Repubblica islamica, il nucleo duro della Rivoluzione khomeinista: i pasdaran. Accuse, più velate, anche all'Arabia Saudita.
Due uomini armati e vestiti con uniformi militari, secondo una prima ricostruzione, hanno cominciato a sparare sulla folla da un parco accanto al percorso della parata per poi cercare di colpire il palco delle autorità. I due sono stati 'neutralizzati' dalle forze dell'ordine. La Fars, citando una fonte delle forze di sicurezza, ha riferito di un numero maggiore di aggressori, di cui due sono morti, uno è stato ferito e un altro arrestato. La sparatoria è durata una decina di minuti. Per l'agenzia semi-ufficiale Tasnim, almeno otto Guardiani della Rivoluzione sono morti, insieme a diversi civili. Altre fonti indicano 12 morti tra i pasdaran. Due, le rivendicazioni: la prima è arrivata dal gruppo separatista Al-Ahvaz, che combatte per i diritti della minoranza araba nella provincia. L'attacco, si legge nel comunicato rilanciato dalla Bbc in persiano, rientra nella "legittima resistenza" contro Teheran e "nessun civile è stato preso di mira"; la seconda è quella dell'Isis.
La provincia separatista
L'attacco è avvenuto nell'anniversario dell'invasione irachena che diede inizio alla guerra negli anni '80. Ahvaz è il capoluogo della provincia del Khuzestan, area di frontiera ricca di petrolio, abitata da una forte comunità araba, oltre 3 milioni di persone, in prevalenza sunnite. Da tempo accusano le autorità centrali sciite di essere discriminate e negli ultimi anni ci sono stati attacchi da parte di gruppi separatisti contro le strutture petrolifere. Tra il 2005 e il 2006 nell'area di Ahvaz ci furono violenti disordini a cui fecero seguito una serie di attentati dinamitardi attribuiti a gruppi separatisti arabi che causarono 28 morti e 225 feriti.
Nel febbraio 2017 nella città si era recato anche il presidente iraniano per cercare di calmare gli animi dopo le dure proteste dei residenti che si lamentavano del fortissimo inquinamento, dei tagli alla corrente elettrica e dei problemi nella fornitura idrica. L'Iran, aveva spiegato in una intervista ad Avvenire rilasciata prima dell'attacco Shirin Ebadi, l'attivista per i diritti umani Nobel per la Pace nel 2003, rischia di "diventare presto il nuovo Venezuela": "un Paese che ha petrolio, che dovrebbe essere molto ricco, ma dove manca il pane. È quasi un anno che gli iraniani protestano per questo e nessuno li ascolta".
"L'America sarà sconfitta come Saddam"
Il Khuzestan, in particolare, è stato teatro di alcuni tra i più cruenti scontri durante la guerra tra Iran e Iraq, proprio quel conflitto degli anni '80 che è al centro di una settimana di commemorazioni nel paese con parate militari previste in tutto il Paese. Partecipando per l'occasione alle celebrazioni al Mausoleo di Khomeini a Teheran, il presidente dell Repubblica Islamica, Hassan Rohani aveva ribadito l'intenzione della Repubblica islamica di non cedere sul programma missilistico.
L'Iran "non abbandonerà mai il suo sistema difensivo" anzi lo "aumentera' giorno dopo giorno", compresi "i missili che fanno cosi' arrabbiare gli Usa", aveva affermato il capo di Stato iraniano prima che giungesse notizia dei fatti di Ahvaz. Quanto al presidente americano, Donald Trump, perderà nel suo scontro con la Repubblica islamica, così come è successo all'Iraq: "L'America soffrirà lo stesso destino di Saddam Hussein", aveva assicurato Rohani. Le accuse a Washington sono poi tornate per attribuire all'America la responsabilità dell'attacco contro la parata: "L'Iran - ha sottolineato il ministro degli Esteri, Javad Zarif - ritiene gli sponsor regionali del terrore e i loro alleati americani responsabili per questo tipo di attacchi" e "risponderà con velocità e decisione in difesa delle vite iraniane".
Per Rohani "chiunque abbia fornito informazioni sensibili e sostegno a questi terroristi sarà schiacciato". Il presidente russo, Vladimir Putin, ha espresso le sue condoglianze, esortando a rafforzare la cooperazione anti-terrorismo. "Siamo scioccati da questo crimine sanguinoso", ha scritto Putin a Rohani, augurandosi che "chiunque sia coinvolta affronti la punizione che si merita". "Questo evento - ha aggiunto il capo del Cremlino - ci ricorda ancora una volta la necessita' di una battaglia senza compromessi contro il terrorismo in tutte le sue manifestazioni", ha aggiunto, dicendosi pronto a "continuare a costruire la cooperazione" con Teheran.