La battaglia di Idlib, ultimo bastione degli insorti non finanziati dall’Occidente nella guerra in Siria, potrebbe diventare il "peggior disastro umanitario" del XXI° secolo, secondo il Segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari. "Ci devono essere modi per risolvere questo problema nei prossimi mesi, perché Idlib non si trasformi nella peggiore crisi umanitaria del XXI° secolo, con la più pesante perdita di vite umane", ha detto Mark Lowcock in una conferenza tenuta a Ginevra, dove incontrerà i rappresentanti delle agenzie umanitarie delle Nazioni Unite.
Leggi anche su Formiche: Come colpire l’Isis risparmiando i civili? La tragedia di Idlib e il cruccio Usa
Il governo siriano sta approntando insieme alla Russia un’offensiva su larga scala contro la provincia settentrionale di Idlib, che trova al momento l’opposizione della Turchia, secondo cui tale operazione sarebbe “disastrosa”, un’opinione condivisa anche dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Francia, Regno Unito e Stati Uniti hanno avvertito Damasco che risponderanno militarmente a eventuali attacchi chimici condotti dal regime nell’area. Secondo quanto dichiarato ieri da Moscsa, l’esercito siriano e i suoi alleati russi non hanno fissato alcuna data per l’offensiva.
Rischio di attacco chimico
Ieri il responsabile per la politica estera del partito della cancelliera Angela Merkel, CDU Norbert Röttgen ha dichiarato che la Germania e i suoi alleati stanno valutando lo schieramento di truppe in Siria in caso di attacco chimico da parte del regime contro la popolazione civile. All’emittente tedesca RedaktionsNetzwerk Deutschland (RND) Röttgen ha dichiarato che in caso di attacco chimico da parte di Assad, “la Germania dovrebbe essere disposta a collaborare con gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Francia” in Siria. Il politico ha detto che tale schieramento nel paese arabo sarebbe giustificato dalle leggi internazionali e che sarebbe “sufficiente” anche un’approvazione successiva da parte del parlamento, anziché preventiva, perché si tratterebbe di “un caso eccezionale”.
Intanto sono ripresi i raid aerei e di artiglieria sulla campagna sud orientale della provincia di Idlib e sul nord del governatorato di Hama, ancora in mano ai ribelli. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, le forze filo-governative hanno hanno lanciato più di 10 incursioni aeree sulla città di Latamna, nel nord ovest della provincia di Hama.
Leggi anche sul sito dell'Ispi: Siria: le ambiguità dietro la battaglia di Idlib
Almeno 17 persone sono rimaste ferite ieri a seguito di alcuni raid aerei compiuti dalle forze fedeli al governo di Damasco e dai loro alleati russi, secondo quanto riferito all’agenzia di stampa turca Anadolu dei cosiddetti Caschi bianchi, gli uomini e le donne della Syrian Civil Defence, un’organizzazione nata nel 2013 per aiutare le vittime del conflitto siriano. Secondo quanto riportato, le forze del regime e i loro alleati russi hanno bombardato questa mattina le città di Al-Habit, Jarjanaz, Haysh e Al-Tamanaa, nella provincia di Idlib, e la città di Allatamna nella campagna di Hama. I raid sono stati condotti in prevalenza dall’aviazione russa, con velivoli partiti dalla base aerea di Hmeymim nella provincia sud-orientale di Latakia.
Secondo i Caschi bianchi, dall’inizio del mese almeno 29 civili sono rimasti uccisi e decine sono stati feriti dagli attacchi aerei e a colpi di artiglieria condotti dalle forze del regime e dall’aviazione russa sulle province di Idlib e Hama.
La provincia di Idlib è controllata per il 60% dal movimento armato islamico ribelle Hayat Tahrir al-Shaam, composto in parte da ex combattenti del ramo siriano di al-Qaeda, mentre il resto è diviso tra vari gruppi armati ribelli. In questa zona sono presenti anche unità dell’esercito turco, incaricato di sorvegliare l’applicazione dell’accordo di de-escalation attraverso 12 punti di osservazione, e sempre qui sono giunti migliaia di miliziani di gruppi armati ribelli evacuati negli scorsi mesi da altre aree della Siria, secondo alcuni accordi conclusi con il regime.
Le Nazioni Unite hanno chiesto a Russia, Iran e Turchia di evitare l’offensiva, che potrebbe portare a "bagno di sangue”. Nell'area delle eventuali operazioni abitano quasi 4 milioni di persone, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fatto sapere che un’eventuale offensiva porterebbe gli sfollati già presenti nell’area a oltre 700 mila. Almeno 30 mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case a causa dei recenti bombardamenti condotti dalle forze del regime di Damasco e dai loro alleati russi nella provincia siriana di Idlib secondo le Nazioni Unite.
Ankara pronta a inviare 20 mila combattenti siriani a Idlib
La Turchia è pronta a inviare 20 mila uomini dell'esercito libero siriano (Els) ad Idlib. La notizia è stata riportata dal quotidiano filo governativo Yeni Shafak, secondo cui 10 mila siriani dell'Els addestrati in Turchia sarebbero già sul campo, mentre altro 20 mila sarebbero pronti a intervenire per liberare Idlib, città nel nord ovest della Siria che la Russia e' decisa a strappare ai ribelli e riportare sotto il controllo del presidente siriano Bashar El Assad.I 10 mila già sul campo sono al momento schierati nelle province nord siriane di Afrin, Azaz, Jarablus, El Bab, Harraj, Mera e Savran e secondo Temi Shafak da Ankara attendono solo l'ordine per entrare in azione.
Tuttavia la Turchia teme un nuovo dramma umanitario, con l'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) che ha lanciato l'allarme secondo cui a rischio ci sono piu' di due milioni di civili, la cui unica speranza sarebbe un esodo verso il confine turco, attualmente chiuso. Si stima che almeno 10 mila jihadisti di Al Nusra e Hayat Tahrir al Sham, gruppo nato dalla fusione di diverse sigle islamiste e costola di al Qaeda, controllino almeno il 60% del territorio di Idlib.