Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si sta preparando ad annunciare nelle prossime settimane la fine dei finanziamenti statunitensi all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). A riportarlo è il quotidiano The Washington Post, secondo cui l’annuncio è legato alle critiche dell’amministrazione Trump al metodo di lavoro dell’agenzia.
A gennaio, gli Stati Uniti avevano già annunciato il dimezzamento dei fondi che ogni anno assicurano all’UNRWA, per fare pressioni sui palestinesi e spingerli a tornare al tavolo delle trattative con Israele dopo il controverso riconoscimento da parte dell’amministrazione USA di Gerusalemme come capitale d’Israele.
Martedì, la rivista Foreign Policy aveva riportato la notizia di un ulteriore taglio dei fondi statunitensi all’UNRWA, che sarebbe stato deciso durante un incontro avvenuto questo mese tra il segretario di Stato Mike Pompeo e il genero del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Jared Kushner, consigliere della Casa Bianca per il Medio Oriente. Secondo la rivista, i governi della regione sono stati informati della mossa imminente.
Negli scorsi giorni l’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, Nikki Haley, aveva messo in dubbio le cifre sul numero di rifugiati palestinesi registrati dall’agenzia dell’Onu e aveva legato la questione del finanziamento dell’UNRWA alla “revisione delle sue attività”, durante un intervento all’organizzazione Democracies, un think tank di Washington spesso solidale con Israele,
In un’intervista rilasciata mercoledì all’agenzia di stampa turca Anadolu, il portavoce dell’ UNRWA, Christopher Gunness, ha detto che un ulteriore taglio dei fondi potrebbe sconvolgere le attività dell’agenzia che includono la fornitura di istruzione, servizi sanitari e sicurezza alimentare a più di 5 milioni di palestinesi che vivono in Cisgiordania, striscia di Gaza, Giordania, Siria e Libano. Secondo Gunness, “finora l'agenzia non è stata ufficialmente informata di un tale provvedimento”.
E la Giordania ha annunciato che guiderà la raccolta fondi per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) dopo i tagli degli Stati Uniti. Secondo il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi “qualsiasi carenza di finanziamenti porterà centinaia di migliaia di rifugiati a subire ulteriori privazioni e verso la disperazione”. Safadi ha detto che il prossimo mese a New York, a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giordania chiederà il sostegno della comunità internazionale per coprire i tagli statunitensi all’UNRWA. “La Giordania chiederà inoltre una riunione della Lega araba per sollecitare i donatori a coprire il deficit di 200 milioni di dollari necessario a sostenere l’UNRWA”, ha detto il ministro dopo aver incontrato il direttore dell’agenzia, Pierre Krähenbühl.
A luglio l'UNRWA ha licenziato 250 dipendenti a causa dei dimezzamento dei fondi assicurati ogni anno dagli Stati Uniti, annunciato lo scorso gennaio. Il commissario Krahenbuhl aveva annunciato il lancio di “una campagna di raccolta fondi globale per mantenere scuole e cliniche aperte nel 2018 e oltre” in Palestina.
A marzo, l’agenzia ha raccolto nuovi contributi per circa 100 milioni di dollari. Soltanto l’Unione europea, attraverso l'Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini ha annunciato un contributo di 82 milioni di euro per il bilancio operativo del 2018. Anche altri paesi, come Qatar, Canada, Svizzera, Turchia, Norvegia, Corea del Sud, Messico, Slovacchia, India, Nuova Zelanda e Francia hanno stanziato somme ingenti per il bilancio dell’UNRWA. Tuttavia, l’agenzia necessita di 250 milioni di dollari all’anno per soddisfare i bisogni di 1,3 milioni di rifugiati palestinesi sparsi per il Medio Oriente.
Lo stato ebraico accusa l’organismo di contribuire a perpetuare la narrativa palestinese sull'illegittimità di Israele concedendo lo status di rifugiato ai discendenti dei rifugiati, anche quando sono nati in altri paesi e ne possiedono la cittadinanza, condizioni che non si applicano ai rifugiati assistiti dall’Unhcr, l’agenzia Onu che si prende cura di tutti gli altri rifugiati del mondo.