I pirati dei Caraibi sono tornati, ma non si tratta di un nuovo capitolo della saga cinematografica con Johnny Depp, ma del ritorno della vera pirateria, proprio in quei mari che fanno da sfondo alla storia della Disney. Negli ultimi 18 mesi Haiti, St. Lucia, Nicaragua e Honduras avrebbero registrato un aumento della pratica senza precedenti. Ma dove l’allarme si fa preoccupante è in Venezuela, esattamente nel tratto d’acqua che divide il paese da Trinidad e Tobago, dove, secondo uno studio della non-profit Oceans Beyond Piracy, sono stati registrati, nel solo 2017, 71 importanti incidenti tra cui rapine di navi mercantili e attacchi a yacht, per un aumento percentuale, rispetto all’anno precedente, del 163%. Le coste settentrionali del Sudamerica infatti nell’ultimo anno sarebbero state invase da una nuova ondata di pirateria, mercenari di armi, droghe, animali esotici e persino donne.
"È il caos criminale, un free-for-all, lungo la costa venezuelana", ha detto Jeremy McDermott, co-direttore di Insight Crime, un'organizzazione no-profit che studia il crimine organizzato in America Latina e nei Caraibi. Pochi giorni fa, tramite Twitter, Stuart Young, Ministro della Sicurezza Nazionale di Trinidad e Tobago, paese che subisce da sempre le conseguenze criminali del vicino Venezuela, ha annunciato che attuerà misure per rafforzare il sistema radar del paese; gli fa eco il connazionale Roodal Moonilal, un parlamentare del Partito del Congresso Nazionale, che dichiara al Washington Post che la situazione gli ricorda “quello che era successo al largo delle coste dell'Africa orientale”. Qualche anno fa infatti, al largo della Somalia si verificarono moltissimi casi di pirateria, navi che terrorizzavano le coste della regione.
"Quello che stiamo vedendo – continua Moonilal - è il risultato del collasso politico ed economico del Venezuela". E probabilmente ha ragione, molte di queste azioni vengono perpetrate, si sospetta, con il benestare di funzionari governativi; la corruzione in Venezuela è al momento un problema grave e dilagante. Un problema derivante da una situazione economica a dir poco disastrosa, sotto il governo socialista di Maduro infatti, il paese ha toccato il milione per cento di inflazione (come titola il Washington Post “Si, 1.000.000%”). Mancano cibo e medicine, si stanno diffondendo malnutrizione e malattie, stanno venendo meno le reti idriche ed elettriche, mentre poliziotti e militari abbandonano i loro incarichi a causa di buste paghe consegnate praticamente vuote.
Il paese pare non avere i mezzi per reagire e al momento la tattica è quella della resa incondizionata, un funzionario del porto venezuelano racconta che molti ufficiali tentano di farsi imbarcare sulle navi dei pirati in cambio di cibo e denaro e le navi commerciali ancorano a largo con le luci spente per non attirare l’attenzione.
I precedenti d’altra parte non sono per niente felici: a luglio, una nave della compagnia locale Conferry, che si occupa di trasporto merci, è stata perquisita da tre uomini che brandivano coltelli e pistole; quattro membri dell'equipaggio sono rimasti legati per ore mentre il cibo e l'elettronica sono stati rubati.
A gennaio a Puerto La Cruz, sempre sulla costa nord-orientale, sette ladri armati si sono imbarcati su una petroliera ancorata; hanno legato la guardia della nave di turno e hanno rubato tutte le sue scorte di cibo. E secondo la Commercial Crime Services della Camera di commercio internazionale di Parigi, molti altri episodi simili sono accaduti impunemente in questi mesi. Una crisi, quindi, che riporta indietro il tempo di parecchi secoli; donne e animali come merce di scambio per ottenere provviste per la navigazione, uomini che scompaiono, come racconta Deoraj Balsingh, un pescatore di 58 anni che ha visto suo figlio sparire nel nulla in mano ad una nave pirata “Non sappiamo se vive o è morto”; oppure riscattati per appena 500 dollari, perché la povertà finisce per svalutare anche il prezzo di una vita.
Hollywood negli anni ci ha restituito una visione quasi romantica della figura del pirata, ma niente di tutto ciò è reale, bene che si sappia. I crimini dei quali i pirati si macchiano sono, oltreché numerosi, di una crudeltà senza tempo. Giusto per rendere l’idea, ad aprile, quattro pescherecci a largo della Guyana vengono attaccati, sulle imbarcazioni lavorano 25 uomini, ne resteranno vivi solo 5 e le loro testimonianze hanno dell’incredibile: i loro colleghi sono stati cosparsi di olio bollente, fatti a pezzi con i machete e gettati fuori bordo come fossero semplice mangime per i pesci. Insomma, nessuna nostalgica ricerca di tesori o inni marinareschi in stile Brodway alimentati dal rum, ma mercenari senza scrupoli che al loro passaggio non lasciano che sangue.
Deonarine Goberdhan, 47 anni, uno dei cinque riusciti miracolosamente a salvarsi racconta a Reuters: “Hanno detto che avrebbero preso la barca e che tutti avrebbero dovuto saltare in mare. Ho cercato di tenere la testa fuori dall'acqua per poter respirare. Ho bevuto molta acqua salata. Ho guardato le stelle e la luna. Ho solo sperato e pregato”.