Ahed Tamimi è stata scarcerata dopo aver scontato gli 8 mesi di detenzione inflitti dal tribunale militare perché nel dicembre scorso aveva schiaffeggiato due soldati israeliani nel villaggio cisgiodano Nebi Saleh. L'attivista 17enne è diventata un simbolo della lotta popolare palestinese contro l'occupazione israeliana era stata condannata insieme alla madre, anche lei scarcerata oggi.
L'adolescente ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo simbolo della resistenza palestinese all'occupazione israeliana. Da quando, il 6 dicembre, il presidente americano Donald Trump ha riconosciuto Gerusalemme capitale d'Israele, Cisgiordania e la Striscia di Gaza sono attraversate da violente proteste, mentre i Paesi arabo-islamici, sostenuti dalla maggioranza della comunità internazionale, portano avanti una battaglia diplomatica contro quella che viene vista come un'iniziativa che mina gli sforzi per la pace. E lei è stata per giorni in prima linea, fino a quando è stata arrestata il 19 dicembre per aver schiaffeggiato, spintonato e preso a calci due soldati israeliani che si trovavano accanto alla casa di famiglia.
I due militari, ai quali la giovane aveva intimato di andarsene, non hanno reagito a quella che sembrava più una provocazione che un tentativo di fare del male. L'incidente però è stato ripreso con il telefonino e rilanciato sulla Rete, acquistando grande popolarità. Pochi giorni dopo l'esercito israeliano ha arrestato la ragazza.
La famiglia Tamimi non è nuova alle proteste: Bassem, il padre, è un noto esponente di al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Abu Mazen, e gioca un ruolo importante nelle proteste a Nabi Salih, villaggio 20 km a nord-ovest di Ramallah.
La figlia Ahed già nel 2012 era stata ripresa mentre agitava il pugno contro soldati israeliani, guadagnandosi così un incontro con l'allora premier turco, Recep Tayyip Erdogan. Ancora, nel 2015 era stata fotografata mentre mordeva la mano di un militare nel tentativo di impedire l'arresto del fratello. Il 27 dicembre, un tribunale militare israeliano ha esteso fino al 1 gennaio la custodia della ragazza, insieme alla madre Narimam, anche lei arrestata.
Anche in Israele il video era diventato un caso: alcuni lodavano la capacità dei soldati di non reagire e altri li criticavano per essersi dimostrati deboli.