Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha attaccato la Chiesa ortodossa ucraina, fedele al Patriarcato di Mosca e che conta milioni di fedeli in Ucraina, perché a suo dire rappresenta una "minaccia diretta alla sicurezza nazionale" del Paese.
"Ritengo assolutamente necessario tagliare tutti i tentacoli, col Paese dell'aggressore, all'interno del nostro Stato", ha detto Poroshenko, riferendosi alla Russia. Secondo il presidente ucraino, la Chiesa ortodossa sotto il Patriarcato di Mosca è "separata dallo Stato (russo) solo sulla carta" e "sostiene, pienamente e incondizionatamente, la politica imperialista del Cremlino."
Il presidente ucraino è intervenuto ieri alle celebrazioni per il 1030esimo anniversario del battesimo della Rus di Kiev. La ricorrenza che celebra la conversione al cristianesimo della Rus' - culla medievale degli Stati moderni di Russia, Bielorussia e Ucraina - è stata negli ultimi anni sempre un evento non solo religioso, ma anche politico. Per le celebrazioni del 1025esimo anniversario, nel 2013, insieme a Kirill in Ucraina era volato anche il presidente russo Vladimir Putin, che in quell'occasione ha cercato di convincere l'allora omologo ucraino, Viktor Yanukovich, a fermare il processo d'integrazione europea.
L'Ucraina è uno dei Paesi più cristiani d'Europa. La sua tradizione è quella bizantino-ortodossa, ma molto frammentata: le tre grandi denominazioni rispondono a Mosca (Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca), a Kiev (Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Kiev, non riconosciuta canonicamente) e a Costantinopoli (Chiesa ortodossa autocefala ucraina). Dopo l'annessione della Crimea, la Chiesa ortodossa russa-Patriarcato di Mosca è sempre stata associata con il Cremlino, secondo Kiev vero sponsor dei separatisti che da quattro anni, nell'est del Paese, combattono le forze governative.