La Cina, terra di Alibaba e uno dei paesi dove l’ecommerce è più sviluppato, riscopre il gusto di un genere di commercio che più novecentesco non si può: quello delle librerie, soprattutto se di piccole dimensioni, dove si prende il caffè compulsando un volume rilegato e stampato sulla cara, vecchia carta.
Le autorità comunali di Pechino hanno potenziato in maniera decisiva gli stanziamenti in favore di questo genere di negozi, portandoli a 50 milioni di yuan (circa sei milioni di euro). Praticamente il triplo di prima.
Scopo dell’iniziativa aiutare I proprietari delle piccole librerie di quartiere, quelle dove si va da studenti a curiosare, o dove gli intellettuali passano le loro giornate tra una discussione di storia antica e un confronto su una stampa d’epoca, a pagare l’affitto e la manutenzione. Idea resa necessaria dal fatto che, comunque, i costi di gestione sono spesso ben più alti dei ricavi a fine mese, e quindi è benvenuto l’aiuto che viene dal pubblico.
"L'aiuto dello Stato è necessario"
Grazie alla decisione del municipio adesso apriranno entro il 2020 altre 16 librerie di medie dimensioni e ben 200 di dimensioni medio-piccole, complici anche le esenzioni fiscali per i gestori e gli sgravi per i proprietari degli immobili.
“Non si può pensare che sia il mercato a risolvere le difficoltà in cui si dibattono queste librerie”, spiegano le autorità di Pechino, “e questo rende necessaria una politica di sostegno da parte del governo”. Lo scopo è anche quello di migliorare l’aspetto di un genere di rivendite altrimenti condannate per loro stessa natura alla scarsa luminosità e alla polvere. Ma alla base della decisione c’è anche il fatto che un libro di carta, o una rivista patinata, possono dare sensazioni che uno schermo più o meno grande, su un telefonino o un laptop, non comunicano. Oppure, più semplicemente, inducono maggiormente alla riflessione.
Del resto la Cina è sì la terra di Alibaba, ma è anche quella di Lao She, che di una immensa biblioteca su carta aveva fatto la propria ragione di vita.