Non piace a Donald Trump e nemmeno a Victor Orban, il Patto globale dell'Onu per le migrazioni a cui hanno aderito - nel settembre 2017 - oltre 190 Paesi e che entrerà in vigore a dicembre con la firma prevista al summit di Marrekech.
L'Ungheria si è ritirata dai negoziati oggi, gli Stati Uniti lo avevano fatto a dicembre. L'obiettivo del Patto, portato avanti da Svizzera e Messico sotto l'egida del presidente dell'Assemblea generale dell'Onu, è promuovere politiche per una migrazione sicura, ordinata e regolare.
Nel dettaglio il Patto - noto anche come Dichiarazione di New York - prevede una serie di impegni per affrontare le questioni attuali e preparare il mondo alle sfide future e dare una "risposta globale ai rifugiati".
Cosa prevede il patto
Contiene dieci principi, dalla validità illimitata dei diritti umani per tutti i migranti al diritto sovrano degli Stati di definire la propria politica migratoria, 23 formulazioni di obiettivi e un elenco di misure per il loro raggiungimento. Nella lista ci sono la protezione dei diritti dei rifugiati e dei migranti, indipendentemente dallo status, alla lotta a xenofobia, sfruttamento e traffico di essere umani.
E ancora: impegna i firmatari a lavorare per porre fine alla pratica della detenzione di bambini allo scopo di determinare il loro status migratorio; limitare al massimo le detenzioni dei migranti per stabilire le loro condizioni, migliorare l'erogazione dell'assistenza umanitaria e di sviluppo ai Paesi più colpiti e dare maggiore riconoscimento all'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).
L'opposizione di Usa e Ungheria
"È il primo accordo globale destinato a gestire meglio le migrazioni in tutte le loro dimensioni a vantaggio di Stati e comunità e con i diritti dei migranti in primo piano", aveva dichiarato soddisfatto il segretario generale dell'Onio, Antonio Guterres. Non la pensa così però l'ambasciatore americano permanente all'Onu, Nikki Haley: "La dichiarazione contiene disposizioni che non sono in linea con le politiche americane. Per questo il presidente Trump ha deciso che gli Stati Uniti metteranno fine alla loro partecipazione al processo". E anche l'Ungheria che ne ha seguito le orme oggi: il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, ha giudicato il documento "estremista", "contrario al buon senso" e che va contro gli interessi del Paese".