L’amministrazione Trump ha mancato il primo obiettivo riguardante il ricongiungimento dei bambini separati dai propri genitori al confine tra Stati Uniti e Messico. Oggi sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno di separazione per 102 piccoli, il primo termine per la riunione imposto da un tribunale di San Diego. Ma così non sarà, e solo 75 dei 102 bimbi di meno di 5 anni che erano stati allontanati dai genitori che tentavano di oltrepassare illegalmente il confine del sud degli States non dovranno restare soli ancora per qualche tempo. Ad annunciarlo, il dipartimento della Giustizia statunitense al giudice di San Diego Dana Sabraw. Di fronte a chi aveva ordinato lo stop alle separazioni forzate al confine, l’amministrazione Trump ha ammesso che finora soltanto due piccoli sono stati ricongiunti ai genitori e che, dei restanti cento, sarebbero state completate le procedure soltanto per altri 75 entro la scadenza fissata per le 22 del 10 luglio. Altri 27 resteranno ancora lontani da mamma e papà.
L’American Civil Liberties Union (Aclu), una ong americana che si occupa di diritti umani, accusa il governo americano di perdere tempo per un processo “insensato”. “Questi bimbi hanno già sofferto abbastanza – le parole di Lee Gelernt, l’avvocato della ong, al Guardian – e ogni giorno in più che passa aggiunge soltanto dolore”.
Test del dna per il riconoscimento dei bimbi
Non solo tempi lunghi per il ricongiungimento. Il sito d’informazione Usa Today spiega che per il riconoscimento dei bambini, tutti di età inferiore a 5 anni, il governo sta utilizzando il test del dna. Una pratica “inusuale ma non senza precedenti”, che tuttavia alimenta dubbi sull’utilizzo che potrà essere fatto in futuro di queste informazioni genetiche. In attesa di poter riabbracciare i genitori sono poco più di duemila bimbi, le vittime della politica di tolleranza zero in tema d’immigrazione imposta dal presidente Donald Trump. Per i ragazzi più grandi la deadline è il 26 luglio.
Mentre su Twitter continuano a diffondersi gli hashtag #FamiliesBelongTogether e #EndFamiliyDetention contro la politica americana, dalla storia di Mirian, una migrante di origine honduregna separata dalla figlia lo scorso febbraio, è nato anche un video a cui hanno partecipato diverse star americane. A volerlo fortemente è stata l’attrice Maggie Gyllenhall, che ha coinvolto colleghi come Ryan Reynolds, Jamie Lee Curtis, Jeff Bridges, Chadwick Boseman e Method Man, che hanno prestato il volto e la voce per leggere la deposizione resa da Mirian al tribunale texano che la interrogò lo scorso 6 aprile. Come riporta il New York Times, la giovane madre si è vista sottrarre il figlio di 18 mesi lo scorso febbraio al confine texano. “Mi hanno detto che avrebbero portato lui in un luogo e me in un altro, e non mi hanno dato spiegazioni”. Ora, per lei e per altri genitori disperati, qualche notizia in più è arrivata: ma il momento di riabbracciare i figli ancora no.
Un pasticcio burocratico
A segnare la sorte di questi bambini è stata anche la confusione burocratica che ha dominato la fase successiva allo stop alle separazioni. Ai loro genitori, ha spiegato a Die Zeit un avvocato dell'Ong Kids in Need of Defense, Megan McKenna, era stato fornito un numero di telefono speciale che però non poteva essere contattato dal carcere o dall'estero. Il punto è che i clandestini in oggetto sono stati o imprigionati o respinti alla frontiera. Spetterebbe dunque ai piccoli identificare i loro genitori. Cosa non sempre possibile dato che, riporta sempre il legale, nelle strutture che ospitano i minori sono finiti bambini così piccoli (il più giovane localizzato dal legale avrebbe addirittura 9 mesi) che è per loro impossibile farlo.
Un altro problema è che degli adulti (in arrivo non solo dal Messico ma da numerosi Stati latinoamericani, come il Guatemala o il Salvador) si occupa la Homeland Security e dei minori il dicastero della Salute, due dipartimenti che non si starebbero coordinando a sufficienza, rendendo i ricongiungimenti un rebus ancora più complicato. Infatti non esiste una struttura pubblica che classifichi i nuclei familiari, e ogni persona diventa quindi un file differente e isolato negli archivi dell'amministrazione. E che certe separazioni diventino permanenti è possibile, anche per il solo fatto che gli immigrati clandestini possono essere condannati a consistente pene detentive.