Non si placa lo scontro in seno al blocco conservatore del governo tedesco, il braccio di ferro sulla politica migranti tra la cancelliera Angela Merkel e Horst Seehofer, il ministro dell'Interno, capo dei conservatori bavaresi dell'Unione cristiana sociale (CSU). Anche l'Spd, il partito socialdemocratico, ha chiesto "moderazione", ma un sondaggio ha rivelato che la gran parte dei tedeschi sostiene la linea dura del ministro ribelle: il 62 per cento dei cittadini vuole che i migranti senza documenti che arrivino al confine siano respinti, esattamente in linea con la posizione di Seehofer; e l'86% è favorevole ad accelerare le espulsioni di quelli le cui richieste di asilo siano state negate.
Il sondaggio è destinato a mettere ulteriormente sotto pressione la Merkel, già pesantemente punita dall'elettorato quando, nel 2015, consentì a più di un milione di persone in fuga dalle guerre e la miseria in Siria e Iraq di entrare in Germania; un afflusso così massiccio che poi scatenò l'ascesa del partito di estrema destra e anti-Islam AfD, che a settembre è entrato in Parlamento. Con una spaccatura che non ha precedenti tra la CDU e la CSU, Seehofer ha apertamente sfidato la Merkel chiedendo di consentire alla polizia di frontiera di respingere i migranti che non hanno documenti d'identità validi o siano già registrati in un altro Paese dell'UE.
E oggi il ministro ha licenziato Jutta Cordt, il capo dell'Ufficio per i migranti e i rifugiati (BAMF), da settimane al centro di uno scandalo, in uno dei suoi uffici a Brema, sotto inchiesta con l'accusa di aver favorire più di 1.200 domande di asilo e averne concesso 4.568 a persone senza diritto. Ma intanto il pressing su Merkel aumenta e rischia di aprire una crisi insanabile all'interno della coalizione di governo, al potere da soli tre mesi.
Alla vigilia delle elezioni regionali in Baviera, Seehofer - che teme di perdere consensi a favore dell'estrema destra - è favorevole alla linea dura; e ritiene che la Germania dovrebbe allearsi con l'Austria e l'Italia sulle politiche in materia di migrazione e sicurezza. "Bisogna cercare soluzioni sensate e su scala europea, le uscite in solitario non lo sono", ha tentato oggi di mediare Andrea Nahles, la leader dell'SPD, allineata sulle posizioni della cancelliera. Ma di fronte alle minacce di rottura da parte del Csu, lo stesso Seehofer ha accusato di nuovo la linea del cancelliera -i ntervistato dal "Suddeutsche Zeitung" - sostenendo che la decisione della Merkel di aprire le frontiere in piena crisi migratoria, nel 2015, ha provocato "divisione" in Europa.
Il ministro dell'Interno rispondeva a una lettera del segretario generale della CDU, Annegret Kramp-Karrenbauer, secondo cui la proposta Seehofer - un importante progetto di riforma della politica di asilo, un 'masterplan' in 63 punti - viola le normative comunitarie in materia di rifugiati e minaccia di "separare e indebolire l'Europa". La cancelliera ha insistito in questi ultimi giorni che deve cercarsi una "proposta europea" e che il governo tedesco non può agire "unilateralmente".
Ma la distanza tra la Cdu della Merkel e la Csu di Seehofer è stata resa oggi evidente dalle riunioni separate dei rispettivi gruppi parlamentari che da decenni formavano invece un gruppo unico. Seibert non ha voluto pronunciarsi sulla possibilità che il ministro Seehofer renda effettivo il suo rigido piano di immigrazione applicando le sue competenze in materia e che già lunedì proceda e reinserire i controlli alle frontiere, come ha ventilato il suo partito. Il portavoce si è limitato a ricordare che "vale" l'articolo 65 della Costituzione secondo cui è il cancelliere che "determina le direttive politiche e ne è responsabile" e ha aggiunto che Merkel ha "fiducia" nel suo ministro.
In mezzo al caos, non ha aiutato un messaggio diffuso su Twitter dalla rivista satirica "Titanic", che annunciava la rottura tra Cdu e Csu: qualcuno ha pensato fosse vero e la notizia è piombata come un ciclone nelle redazioni on line, fino a quando è stata smentita. Ma la burla mostra bene a che punto sia la tensione.