Il vertice tra Donald Trump e il leader nordcoreano Kim Jong-un si terrà come previsto il prossimo 12 giugno a Singapore. Lo ha annunciato Trump dopo un'ora e venti minuti di colloquio nello Studio Ovale con il vicepresidente del Comitato centrale del Partito dei Lavoratori, il generale Kim Yong Chol, giunto a Washington con una missiva da parte di Kim Jong-un al termine di una due giorni di incontri con il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, a New York.
Un summit storico ma non decisivo
Sorridente ed ospitale, Trump ha scortato il suo ospite fino all'auto e si è congedato con un stretta di mano, a quanto pare accettando che Pyongyang non rinunci immediatamente al suo arsenale nucleare. Lo storico faccia a faccia segnerà piuttosto l'inizio di un processo. "Il 12 giugno saremo a Singapore, non ho mai detto che succederà tutto in un incontro, stiamo parlando di anni di ostilità, di problemi, di odio tra due Paesi così diversi", ha spiegato Trump ai cronisti nel giardino della Casa Bianca.
Trump ottimista su accordo per la denuclearizzazione
Il 24 maggio scorso, era stato Trump a scrivere al leader di Pyongyang, giocando d'anticipo e cancellando l'atteso summit a causa dell' "aperta ostilità" mostrata dal regime nordcoreano. "I colloqui con Pyongyang alla fine avranno successo", ha dichiarato il miliardario ostentando un rinnovato ottimismo e ricordando l'impegno per la denuclearizzazione della penisola coreana di Kim Jong-un, che per primo aveva proposto a Trump un bilaterale. Il presidente Usa ha aspettato la partenza dell'inviato di Pyongyang prima di aprire la lettera di Kim che, secondo il Wall Street Journal, manifesta semplicemente "l'interesse" per il "summit nucleare", senza alcun tipo di impegno sul merito.
Congelate le nuove sanzioni per la Corea del nord
Prima di essere consegnata a al presidente, la missiva di Kim è stata esaminata con cura dai servizi segreti americani. Trump ha inoltre riferito di aver detto al braccio destro del leader nordcoreano che gli Usa hanno pronte centinaia di nuove sanzioni per la Corea del nord ma di averle congelate. Kim Yong Chol è stato il primo alto rappresentante di Pyongyang alla Casa Bianca da 18 anni. Era stato accolto al suo arrivo dal capo di gabinetto John Kelly che, a differenza di Trump, non gli aveva stretto la mano. Il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il vice presidente Mike Pence, entrambi considerati dei 'falchi' nei confronti della Corea del Nord, non erano presenti all'incontro nello Studio Ovale.