"Vi penso, voi tutti, oggi e ogni giorno, vi voglio bene con tutta me stessa e vi mando la luce e il calore che ho da offrire in questo giorno difficile". Con queste parole, Ariana Grande, idolo pop dei giovanissimi, ha commemorato su Twitter il primo anniversario dell'attentato a Manchester.
Un anno fa, alle 22,31, un giovane kamikaze di origini libiche, Salman Abedi, si fece esplodere nel foyer della Manchester Arena, al termine dell'affollatissimo concerto della pop star americana, mentre i giovani stavano cominciando a uscire. Fece 22 morti e circa 800 di feriti, un bilancio che fa di quello di Manchester l’attentato più sanguinoso in Gran Bretagna dopo gli attacchi terroristici di Londra del 7 luglio 2005 su metropolitane e autobus.
Per Manchester, dunque, oggi è il giorno del ricordo. Diverse le iniziative, cui hanno preso parte anche il duca di Cambridge, il principe William, e la premier Theresa May che al Manchester Evening News ha parlato di "vigliaccheria nauseante". Tra queste una messa nella cattedrale alle 2 del pomeriggio (le 15 ora italiana) e una veglia cantata nel centro città con oltre 3mila cantori di cori locali.
Al concerto di Ariana Grande erano presenti soprattutto adolescenti e bambini. Dei 22 morti totali, hanno perso la vita dieci persone sotto i vent’anni, tra cui una ragazza di 15 anni e tre di 14. La prima vittima confermata si chiamava Georgina Callander, una diciottenne britannica. Appena qualche ora la ragazza aveva anche pubblicato su Instagram una foto del 2015 che la ritraeva con l’artista. Non poteva sentirsi più fortunata. La più piccola ad aver perso la vita si chiamava Saffie Rose Roussos e aveva otto anni: era al concerto con la madre e la sorella che sono rimaste ferite. I
L’attentato nelle storie di chi c’era
I dottori impreparati a tutte quelle ferite. Vicky Wijeratne, David Dolan e Matthew Burrows erano all’Arena di Manchester quella sera. Stavano per andare via quando all’improvviso sentirono una detonazione, ma non si preoccuparono finché non videro le prime persone ferite. A quel punto i tre giovani dottori chiesero a un poliziotto se potevano rendersi utili. “Ci avvisò: ‘E’ bene che sappiate che c’è stata un’esplosione. Se entrate, lo fate a vostro rischio e pericolo, non c’è una zona sicura”, ha raccontato Burrows al Guardian. La scena fu agghiacciante: “Ricordo di aver pensato: come è possibile che ci siano così tante ferite? Cosa è a caduto esattamente?”.
Adam che a 16 ha quasi perso tutto. Adam Lawler era andato al concerto con la sua amica Olivia Campbell Hardy. Non poteva sapere che quella sarebbe stata la loro ultima serata insieme. Olivia ha perso la vita nell’attentato, lui ha riportato numerose ferite e a quasi perso tutto. Ho riportato fratture ad entrambe le gambe, ho perso 7 denti e ho quasi perso il mio occhio destro e la lingua. “Se potessi tornare indietro cambierei tutto, ma non poso. L’unica cosa che posso fare è vivere la mia vita al meglio”, ha detto alla BBC.
Daren che è morto 200 volte. Quella maledetta sera la vita di Daren Buckley è cambiata per sempre. Era li con suo figlio quando il kamikaze si è fatto esplodere a pochi metri da loro che so no rimasti miracolosamente illesi. Daren, padre di 4 figli, non ci ha pensato due volte e si è buttato a capofitto ad aiutare i feriti. “Quella scena non si può descrivere. Era come un incubo”. E un anno dopo i traumi restano: “Ho continui flashback. Sono morto 200 volte nei miei incubi”.
Freya che raccoglie soldi per restituirli all’ospedale. Ytra i superstiti c’è anche Freya Lewis, 15 anni. Nello scorso anno l’adolescente ha passato oltre 60 ore in sala operatoria e ha dovuto imparare di nuovo a camminare. Ora sta bene e vuole ringraziare l’ospedale per le meravigliose cure che le ha offerto. Come? Prendendo parte alla Junior Great Manchester Run. Anche suo padre ha corso alla gara nella categoria adulti. Insieme hanno raccolto 50mila sterline che devolveranno all’ospedale pediatrico di Manchester.
I vigili del fuoco che “si vergognano” per quello che non è stato fatto. Da un anno a questa parte, i pompieri che erano presenti all’arena di Manchester hanno un solo rimorso: non essere riusciti a soccorrere le vittime più velocemente. La folla era fuori controllo e ci sono volute due ore per iniziare a gestire l’emergenza, ha fatto sapere il sindacato Fire Brigades, chiedendo scusa per i fallimenti.
Lee che ha scritto una canzone per sua sorella. “Il dolore non svanisce mai” e così Lee Hunter, 37 anni, musicista di Shaw, Oldham, ha deciso di tradurlo in parole e musica. "Volevo scrivere una canzone di cui mia sorella potesse essere orgogliosa. Volevo mantenere viva la sua memoria. Mi manca moltissimo”, ha detto al Manchester Evening Standard. Il suo gesto è stato molto apprezzato e il brano ha registrato oltre 6mila visualizzazioni.