Sono state spente le macchine che finora hanno tenuto in vita il piccolo Alfie Evans, il bimbo britannico affetto da una grave malattia neurodegenerativa che è stato per settimane al centro di un'aspra battaglia legale tra i medici e i suoi genitori il cui ultimo capitolo è il permesso, concesso da un giudice, di tornare a casa, ma non di partire per l'Italia.
Il giudice dell'Alta Corte britannica, Anthony Hayden, ha nuovamente escluso la possibilità di trasferire Alfie a Roma Alfie, ma ha chiesto all'Alder Hey Children's Hospital di Liverpool di considerare se il bimbo puoò tornare a casa.
Il bimbo è stato staccato dai macchinari per la ventilazione nella tarda serata di lunedì e ancora respira da solo. I genitori, Thomas and Kate, sono rimasti nella stanza del piccolo, all'Alder Hey Hospital, per trascorrere con lui gli ultimi momenti.
“I medici sono stupiti”
Il padre ha parlato all'alba ai giornalisti all'esterno dell'ospedale a Liverpool, una decina di ore dopo dunque il distacco delle macchine. E ha aggiunto che gli stessi medici si sono detti "stupiti" dalla forza del piccolo. Rimarcando che il figlio ha respirato da solo per ore. Thomas Evans ha aggiunto che avrà bisogno di una forma di supporto vitale stamane: "Sarà dura, ma avremo bisogno che venga supportato nelle prossime ore. Perché lo sta facendo da solo da nove ore. È stato totalmente inaspettato, i dottori sono sbalorditi".
E ha poi aggiunto su Facebook: "Ho combattuto duramente in tribunale per mio figlio perché so cosa è giusto!! E guarda dove siamo ora, mio figlio è ancora VIVO DOPO 10 ore orribili spaventose strazianti".
Anche la mamma Kate ha fatto un post, aggiungendo una foto del piccolo, che dorme, non più intubato e tenuto in braccio: "Ad Alfie è stato dato il permesso di ossigeno e acqua !! Quanto è incredibile lui? Qualunque cosa accada, ha già dimostrato che questi dottori hanno torto. Quanto è bello?" La scorsa notte, Thomas Evans e aveva fatto un video su Facebook sottolineando che i medici dell'Alder Hey Hospital stanno "rifiutando" di dare ossigeno al piccolo. "Ha bisogno di ossigeno ma i medici non glielo daranno", si sente il padre parlare fuori campo. "Non so cosa fare. Non sta soffrendo. Perde colore e le sue dita stanno diventando lentamente cianotiche, ma è in grado di vivere da solo".
L’ospedale: "non daremo notizie su sue condizioni"
Intanto dall'Alder Hey Children's Hospital, l'ospedale pediatrico di Liverpool dove è ricoverato Alfie, fanno sapere – attraverso un tweet - che non rilasceranno aggiornamenti sulle condizioni del bambino. “Per rispetto della privacy”, spiegano aggiungendo che è la politica adottata per tutti i pazienti. L'ospedale, il cui sito web è inagibile stamane, rassicura anche il pubblico che "lavora come di solito e che, nonostante la presenza della polizia, la situazione è calma"; invita però a ricorrere oggi al Pronto Soccorso solo in caso di effettiva necessità.
La cittadinanza italiana (che non è bastata)
Solo ieri l’Italia aveva concesso la cittadinanza italiana concessa in extremis perchè il bimbo fosse trasportato a Roma, dove l'ospedale pediatrico del Bambino Gesù era pronto ad accoglierlo. In una conference call lunedì sera si sono sentiti il team legale della famiglia in Italia, il giudice della Corte di Londra Anthony Paul Hayden e l'ambasciatore italiano a Londra, Raffaele Trombetta. Ma alla fine il giudice Hayden ha autorizzato i medici a staccare la spina, confermando la decisione già presa la settimana scorsa ovvero che fosse nel "migliore interesse" del piccolo, secondo i medici senza ormai speranze, andarsene serenamente. Gli unici parenti ammessi nella stanza, oltre ai due genitori, sono due membri della famiglia.
Dal Vaticano, era anche arrivato un nuovo appello di papa Francesco: "Commosso per le preghiere e la vasta solidarietà in favore del piccolo Alfie Evans, rinnovo il mio appello perché venga ascoltata la sofferenza dei suoi genitori e venga esaudito il loro desiderio di tentare nuove possibilità di trattamento", si legge in un tweet.
Alfie come Charlie Gard
La drammatica storia di Alfie ricorda quella di Charlie Gard, anche lui britannico e affetto a 11 mesi da una rarissima malattia genetica degenerativa: la Sindrome di deplezione del Dna mitocondriale, di cui si conoscono solo altri 16 casi, che provoca il mancato sviluppo di tutti i muscoli. Il 28 luglio scorso, come disposto dall’Alta Corte di Giustizia inglese, Charlie è stato staccato dalle macchine che lo tenevano in vita. Non senza una lunghissima lotta da parte dei genitori che hanno provato prima a trasferirlo in Usa, per una terapia mai sperimentata nemmeno sulle cavie, e poi al Bambino Gesù dove forse una cura avrebbe migliorato del 10% la sua situazione. Conny e Chris Gard hanno fatto appello alla Corte europea per i diritti umani ma la loro richiesta è stata rigettata.