Con un attacco kamikaze contro un centro elettorale a Kabul che ha fatto 48 morti e 112 feriti, l'Isis ha avviato la sua campagna contro le elezioni per il Parlamento afghano, che si terranno il prossimo 20 ottobre. Il bagno di sangue, ancora una volta, è avvenuto in mezzo ai civili, che si apprestavano a registrarsi in un quartiere sciita della capitale.
Un terrorista si è fatto esplodere all'ingresso della struttura, allestita in una scuola. Il rumore della deflagrazione è risuonato in gran parte di Kabul, a ricordare che il ritorno alla normalità è tutt'altro che vicino. Lo scenario è quello conosciuto nel Paese asiatico ormai da anni: finestre rotte, sangue dappertutto, l'arrivo dei soccorsi, i sopravvissuti che si aggirano tra le macerie, i parenti delle vittime che cercano i cari negli ospedali. Poi è arrivata la presa di distanza dei talebani e la rivendicazione dello Stato islamico, che, sostanzialmente sconfitto in Medio Oriente, cerca di strappare agli ex studenti coranici l'egemonia del terrore in Afghanistan. Sullo sfondo l'incertezza tra l'adesione ai negoziati di pace offerti governo e l'avvio della consueta offensiva di primavera.
Nel mirino, ha affermato la sedicente agenzia di stampa jihadista Aamaq, vi erano gli sciiti "apostati" del quartiere Dasht-e-Barshi, nella parte est di Kabul. Il processo elettorale, cominciato il 14 aprile scorso, prosegue: la scommessa del governo e della comunità internazionale è portare alle urne 14 milioni di adulti, facendoli registrare nei 7.000 centri elettorali sparsi in tutto il paese. Più alto sarà il numero di registrazioni, più alta l'affluenza, più pesante diventerà la sconfitta del terrorismo.