L'attacco della notte tra venerdì e sabato alle infrastrutture militari siriane di Damasco ha avuto "pieno successo", ma il suo esito politico e diplomatico è ancora tutto aperto.
Il Pentagono si vanta così di aver distrutto le capacità del regime di Assad di sviluppare armi chimiche: "Tutti gli obiettivi sono stati centrati, la difesa siriana si è mossa solo dopo che il nostro attacco era già terminato", ha spiegato il generale Kenneth McKenzie.
Le difesa siriana afferma, invece, di aver reagito alla pioggia di missili, oltre cento verso tre siti distribuiti tra Damasco (un centro di ricerca) e Homs (due aree di stoccaggio), e di averne abbattuti una settantina.
Il Cremlino conferma di non aver avuto alcun ruolo nella difesa. Donald Trump ha celebrato con un ormai immancabile tweet l'"attacco perfettamente eseguito" e ha ringraziato gli alleati, Francia e Regno Unito, per la loro "saggezza e la potenza dei loro eserciti".
Sono stati più cauti invece gli alleati, che ora fanno i conti anche con il malumore dell'opinione pubblica. Questo il bilancio di una giornata di tensione massima in tutto il mondo. Che per qualche ora ha temuto di essere sull'orlo di una escalation militare gravissima.
Alla riunione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, convocata d'urgenza, i rappresentanti dei Paesi che hanno preso l'iniziativa hanno più volte ripetuto che "non c'era altra alternativa se non quella militare", incolpando soprattutto la Russia di bloccare, a colpi di veto, ogni percorso per neutralizzare la capacità del presidente siriano Bashar al-Assad di sviluppare armi chimiche. "La Russia "usa il veto al Consiglio di sicurezza come il regime siriano usa il Sarin", ha tuonato l'ambasciatore americano all'Onu, Nikki Haley, con la sua consueta brutalità.
Il Consiglio di sicurezza ha respinto la richiesta di condanna
Mosca ha presentato una risoluzione di condanna dell'intervento occidentale, che però è stata bocciata. Se il presidente americano si mantiene sulla linea di fuoco, evocando le parole pronunciate nel 2003 da George W. Bush sulla portaerei 'Abraham Lincoln', per Parigi deve tornare il tempo della diplomazia. Emmanuel Macron vuole "lavorare seriamente" con la Russia per raggiungere "una soluzione politica", ha fatto sapere l'Eliseo. Da Parigi tengono anche a fare sapere che la visita del presidente francese in Russia, che ieri aveva avuto una telefonata con il suo omologo russo Vladimir Putin, resta confermata per la fine di maggio.
Anche il capo della sua diplomazia, Jean-Yves Le Drian, ha teso la mano a Mosca: "Siamo pronti a lavorare ora con tutti i paesi che possono contribuire". Poco diversa da quella americana è la posizione britannica, che ricorda la stretta intesa di Tony Blair con Bush al tempo della guerra in Iraq. La premier britannica, Theresa May, ha voluto precisare che "si è trattato di un attacco limitato e mirato che non vuole far aumentare le tensioni nella regione e che fa il possibile per scongiurare la morte di civili". Il governo di Downing Street ha poi informato con una nota stampa che l'intervento è da considerarsi "necessario, proporzionato e legalmente giustificabile".
La posizione dell'Italia
A Roma il premier uscente, Paolo Gentiloni, ha precisato che "l'Italia non ha partecipato a questo attacco militare" e che il supporto logistico fornito agli alleati, in questo caso, "non si è tradotto nel fatto che dal territorio italiano partissero azioni direttamente mirate a colpire la Siria". Tuttavia non è mancato il pieno appoggio all'operazione, così come hanno dichiarato tutti i Paesi membri della Nato che si sono riuniti nel pomeriggio per "un'analisi degli ultimi sviluppi".
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Tra questi, anche la Turchia di Recep Tayyp Erdogan, che ritiene "giusto" l'intervento, e "necessario cacciare Bashar Assad". Con quest'ultimo si schiera l'Iran della Guida suprema ayatollah Ali Khamenei, che ha definito "criminali" Trump, Macron e May, mentre per il presidente, Hassan Rohani, "l'attacco americano in Siria avrà effetti devastanti sul Medio Oriente". "Pieno appoggio ai raid contro Assad", ha assicurato, al contrario, l'acerrimo nemico della Repubblica islamica: Israele: le tre potenze passate all'azione hanno dimostrato che "il loro impegno non si limita alle proclamazioni di principi".
Il premier, Benjamin Netanyahu, ha ammonito Assad: "I suoi sforzi incessanti per acquisire e utilizzare le armi di distruzione di massa, il suo inaccettabile disprezzo per il diritto internazionale e il suo accordo con l'Iran e i suoi alleati mettono in pericolo la Siria".
Grande assente degli ultimi giorni, è ricomparsa l'Unione europea: "Abbiamo l'obiettivo comune - ha detto la responsabile della politica estera, Federica Mogherini - di prevenire qualsiasi escalation di violenza che possa trasformare la crisi siriana in un confronto regionale più ampio con conseguenze incalcolabili per il Medio Oriente e per il mondo intero".
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