Il dipartimento americano per la Sicurezza interna sta cercando un 'contractor' per monitorare migliaia di siti di informazione, giornalisti, corrispondenti, blogger e influencer in tutto il mondo. In particolare, il dipartimento vuole tracciare più di 290 mila fonti globali di informazione, online, su carta, sui social media, locali, nazionali e internazionali. All'annuncio pubblicato dal dipartimento hanno dato ovviamente molto risalto i media americani.
Con una copertura di oltre cento lingue - tra cui arabo, cinese, russo - e traduzione istantanea degli articoli in inglese. Il dipartimento richiede anche che il fornitore crei un database di influencer nei media per poter fare ricerche su testate, giornalisti, blogger, basate sulla località, il genere di notizie seguite, parole chiave, i riferimenti, le pubblicazioni per cui un certo giornalista lavora o ha lavorato, e altri dati rilevanti. A rivelarlo Bloomberg Law, che ha individuato i documenti con il bando di gara. Il dipartimento si aspetta che l'azienda a cui verrà affidato il monitoraggio fornisca un framework basato su app che i membri del personale del DHS possano poi usare per analizzare "articoli online e conversazioni sui social media" e ricevere avvisi automatici tramite avvisi interni di smartphone, sms, email o Whatsapp.
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Il dipartimento per la Sicurezza interna ha confermato l’esistenza del progetto con un tweet del suo portavoce Tyler Houlton, che però ha gettato acqua sul fuoco. “Malgrado quanto suggerito da alcuni reporter, non è niente di più che una normale procedura per monitorare eventi nei media. Ogni suggerimento che possa essere qualcosa di diverso è roba da complottisti paranoici”.
Tuttavia, non sono mancate reazioni preoccupate da parte di chi si occupa di informazione, anche in conseguenza di un clima politico che negli ultimi anni sembra essere divenuto progressivamente sempre più ostile verso i giornalisti o le loro fonti.