L’anno scorso si chiamavano Harvey, Irma, Jose, e abbiamo imparato a conoscerli associati alle immagini di devastazione che rimbalzavano su giornali e televisioni di tutto il mondo. Quest’anno, tra gli altri, ci saranno invece Helene, Isaac e Michael: sono gli uragani dell’Atlantico del Nord.
Non abbiamo la sfera di cristallo con cui prevedere il futuro, ma di loro si conosce già qualcosa. Tanto per cominciare il nome, perché le tempeste che si abbatteranno questa estate nel nord America sono già stati battezzati (in questo articolo spiegavamo come). Ma soprattutto inizia a intravedersi all’orizzonte la portata della stagione di questi venti fortissimi, il cui inizio è fissato per il primo giugno.
“Peggio della media, ma meglio del 2017”
Come fa dal 1984 a questa parte, la Colorado State University (Csu) ha pubblicato la prima previsione sulla gravità della stagione degli uragani. I ricercatori stimano che si formeranno 14 tempeste, di cui sette saranno uragani e tre raggiungeranno le categorie più forti (dalla 3 alla 5 della scala Saffir/Simpson, con venti intorno ai 180 chilometri orari). In media si verificano invece rispettivamente 12 fenomeni di tempesta, di cui sei uragani normali e due di particolare intensità: la stagione 2018, che va dal primo giugno a fine novembre, si preannuncia insomma leggermente peggio della media.
Rispetto al tragico 2017, comunque, le premesse sono positive. Il motivo è la bassa probabilità di un significativo Niño, il fenomeno climatico che provoca il riscaldamento delle acque in grado di influenzare le condizioni meteorologiche di tutto il mondo e quindi anche il formarsi delle tempeste. Le temperature superficiali delle acque dell’Atlantico tropicale sono nella media, e quindi non sembrano per ora esserci le condizioni le condizioni per un’anomala frequenza di uragani.
63% di probabilità di un uragano potente
Spulciando tra i dati del Tropical Meteorology Project della Csu emerge che la probabilità che un uragano tra quelli più potenti (categorie da 3 a 5) si abbatta sulla costa statunitense è del 63%. Nel secolo scorso il dato si fermava al 52%. Le proiezioni riguardano l’area orientale della costa nordamericana, dal golfo del Messico fino al Maine. Singolarmente, lo Stato con le maggiori probabilità di essere colpito da un cosiddetto ‘uragano maggiore’ è la Florida, che è anche quello che storicamente ne ha dovuti affrontare di più. Se siete curiosi di verificare, contea per contea, le aree più esposte al rischio di tempeste tropicali questo widget fa per voi.
Lo studio appena pubblicato, che si chiama 2018 Tropical Meteorology Project Forecast Schedule, è comunque parziale. Mancano ancora due mesi all’inizio della stagione, e spesso gli episodi peggiori avvengono tra luglio e settembre. Prevedere con anticipo fenomeni simili è difficile: lo scorso anno le analisi di aprile suggerivano che ci sarebbero stati due uragani maggiori, ma alla fine furono sei. Per questo motivo, nei prossimi mesi, la stessa università del Colorado aggiornerà le previsioni. Le nuove pubblicazioni sono previste il 31 maggio, il 2 luglio e il 2 agosto.