Xi è stato il primo leader a incontrare Kim. Prima di Trump. Senza troppo clamore. Il messaggio agli Stati Uniti è chiaro: ogni mossa sulla Corea del Nord deve passare prima sul tavolo di Xi. Kim incassa un ottimo risultato: la stretta di mano con il presidente cinese lo eleva sul palcoscenico internazionale, l’immagine del giovane leader pazzo sembra già archiviata, e con questa nuova aura andrà (forse) a incontrare Trump, più sicuro di sé. Il presidente americano, dal canto suo, ha riaffermato l’efficacia delle pressioni militari e commerciali – con riserva degli analisti - e ha avuto la conferma (ancora non ufficiale) del prossimo incontro con Kim, che ha aperto alla denuclearizzazione della penisola. Anche se gli esperti non pensano che sia facile smantellare l’arsenale nucleare di Pyongyang, con l’amministrazione targata Trump gremita di falchi che rumoreggiano interventi militari.
All’alba di mercoledì un comunicato della Xinhua ha svelato il mistero del treno verde blindato partito da Pyongyang e arrivato a Pechino tra misure di sicurezza straordinarie, confermando la presenza a Pechino del leader nord-coreano, Kim Jong-un, e l’incontro con il presidente cinese, Xi Jinping. Kim ha affermato la propria volontà di risolvere la crisi nucleare della penisola coreana assieme a Corea del Sud e Stati Uniti.
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Su invito di Xi, 64 anni, che è anche segretario generale del Partito Comunista Cinese, Kim, 34 anni, ha effettuato una “visita non ufficiale in Cina da domenica a mercoledì”, scrive l’agenzia Xinhua, che rappresenta anche la prima uscita nota di Kim dalla Corea del Nord da quando è salito al potere, alla fine del 2011, alla morte del padre, Kim Jong-il. Tanta segretezza potrebbe spiegarsi proprio con la non ufficialità dell'incontro, censurato anche nei social network, dove il soprannome di Kim è "Grassone Terzo".
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Kim ha definito "un dovere solenne" il viaggio in Cina, suo tradizionale alleato, che sembrava essere stato marginalizzato rispetto alle prove di disgelo con gli Usa ma che è invece tornato centrale nelle trattative diplomatiche.
Da Trump è arrivata, nelle scorse ore, una parziale apertura a Kim, pur ribadendo che gli Usa continueranno a esercitare “massima pressione” su Pyongyang. “Ora ci sono buone probabilità che Kim Jong-un faccia quello che è giusto per la sua gente e per l’umanità”, ha scritto su Twitter il presidente Usa. In un altro tweet questa mattina ha scritto di essere stato avvisato da Xi con un messaggio ricevuto in nottata dell’esito “molto positivo” dell’incontro con Kim, il quale “non vede l’ora di vedermi”. Per il momento, aggiunge Trump, “massime sanzioni e pressioni vanno sfortunatamente mantenuti a tutti i costi”.
Come si è svolto l’incontro
I due leader si sono incontrati nel palazzo della Grande Sala del Popolo, che affaccia su piazza Tian’anmen, assieme alle rispettive mogli: Peng Liyuan, la first lady cinese, e Ri Sol-ju, moglie del leader nord-coreano. Una foto diffusa dall’agenzia di stampa Xinhua ritrae Xi e Kim durante la stretta di mano davanti allo sfondo di bandiere cinesi e nord-coreane, entrambi con un lieve sorriso sul volto, a beneficio dell'obiettivo. Altre foto diffuse dall’agenzia di stampa cinese ritraggono i due leader affiancati dalle rispettive mogli, il momento dei colloqui formali, e un momento della visita di Kim a una mostra sull’innovazione cinese presso l’Accademia Cinese delle Scienze, dove Kim ha anche lasciato un messaggio a ricordo del suo passaggio. Immagini della visita sono state trasmesse anche dalla televisione di Stato cinese, China Central Television, che ha mostrato alcuni momenti dei colloqui formali tra i due leader, in cui Xi Jinping appare molto più a suo agio di Kim, ripreso con un’espressione lievemente tesa sul volto, e mentre prende appunti. Immagine che contrasta con la propaganda nordcoreana, sempre attenta a diffondere foto di anziani dignitari che scrivono ogni parola pronunciata da Kim. La stampa nordcoreana ha infatti diffuso foto diverse che mostrano il brindisi con il presidente cinese e Kim che passa in rassegna il picchetto d'onore.
Ascolta l'intervista di Radio Radicale/AgiChina con Giulia Pompili (Il Foglio)
Cosa si sono detti Xi e Kim
Rapporti bilaterali e i recenti sviluppi nella penisola coreana sono stati al centro dei colloqui tra Xi e Kim. La Cina rimane legata all’obiettivo della denuclearizzazione della penisola coreana, ha dichiarato il presidente cinese, alla salvaguardia della pace della stabilità e alla risoluzione dei problemi attraverso il dialogo e il negoziato. La volontà di procedere alla denuclearizzazione “in accordo con la volontà del fu presidente Kim Il-sung, e del fu segretario generale Kim Jong-il” è stata sottolineata anche da Kim. Il leader nord-coreano ha poi precisato che “la questione della denuclearizzazione più essere risolta se Corea del Sud e Stati Uniti rispondono ai nostri sforzi in buona fede, realizzando un’atmosfera pacifica e stabile e adottando passi sincronizzati e simultanei per la pace”. Una frase che potrebbe indicare l’auspicio nord-coreano di vedere rimosse le forze militari statunitensi presenti in Corea del Sud. La situazione nella penisola coreana sta andando incontro a “cambiamenti senza precedenti”, ha infine affermato Kim, durante un brindisi in occasione del ricevimento tenuto in suo onore alla Diaoyutai State Guest House, sul versante occidentale della capitale cinese, dove spesso vengono accolti gli ospiti di riguardo. Oltre a Xi, Kim ha parlato anche con il primo ministro cinese, Li Keqiang, e con il novo vice presidente, Wang Qishan.
Verso l’incontro con Trump
Xi mi ha detto che Kim “non vede l’ora di vedermi”, ha twittato Trump ribadendo la linea di “massima pressione”. Il summit tra Kim e Xi precede di due giorni gli incontri di alto livello tra delegati delle due Coree, che nel villaggio di confine di Panmunjom discuteranno l’agenda del summit inter-coreano tra Kim e Moon Jae-in, il presidente sud-coreano, previsto per la fine di aprile. Entro maggio, è infine atteso lo storico summit tra lo stesso Kim e il presidente Usa, Donald Trump: sarebbe la prima volta che un presidente americano incontra il leader dello “stato eremita”.
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La strada che porterà all’incontro di Kim con Trump appare, però, ancora tutta in salita. Nella sua versione dell’incontro tra Kim e Xi avvenuto a Pechino, l’agenzia di stampa del regime nord-coreano, la Korean Central News Agency, non cita il prossimo incontro di Kim con Trump, ancora da confermare ufficialmente, mentre riporta che Xi avrebbe accettato “con piacere” l’invito di Kim a recarsi in Corea del Nord. Nella conferenza stampa odierna, il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Lu Kang, non ha propriamente confermato la notizia, limitandosi a dire che Cina e Corea del Nord manterranno le comunicazioni e che hanno una “tradizione di visite reciproche di alto livello”.
Il nodo della denuclearizzazione
L’amicizia ritrovata con Pyongyang e i colloqui tra Xi e Kim non basterebbero, però, da soli, a sciogliere il nodo critico della questione nord-coreana, ovvero l’impegno verso la denuclearizzazione: le due versioni dell’incontro offerte dalla Xinhua e dalla Kcna divergono anche su questo punto, che non viene menzionato dall’agenzia di stampa del regime nord-coreano. Nonostante un impegno simile fosse stato citato già nelle scorse settimane dai funzionari di Seul dopo l’incontro a Pyongyang con lo stesso Kim, quasi contemporaneamente sono riapparsi rapporti e immagini di un incremento dell’attività nel centro di ricerca nucleare di Yongbyon, che farebbero dubitare delle reali intenzioni del regime. Notizie più rassicuranti, verrebbero, invece, dal sito utilizzato per gli ultimi test nucleari di Pyongyang, quello di Punggye-ri, nel nord-est del Paese: secondo quanto scrivevano il 23 marzo scorso gli analisti di 38 North, ci sarebbe stata una riduzione del personale a inizio marzo, proprio mentre le due Coree intensificavano il dialogo da cui sarebbe arrivata la proposta di un summit con Trump.
Primi risvolti diplomatici
Dal summit tra Kim e Xi è scaturito già un primo risvolto diplomatico. Domani mattina, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa sud-coreana, Yonhap, il rappresentante speciale del presidente cinese, Yang Jiechi, sarà in visita a Seul per informare i vertici sud-coreani dei contenuti dei colloqui tra il presidente cinese e il leader nord-coreano. Yang incontrerà sia il Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Seul, Chung Eui-yong, sia il presidente, Moon Jae-in. In agenda, oltre a discussioni sull’incontro avvenuto a Pechino, ci sono anche “la questione della denuclearizzazione della penisola e altre varie questioni in sospeso”, secondo quanto dichiarato dal portavoce della Casa Blu, l’ufficio presidenziale sud-coreano, Yoon Young-chan.
Retroscena
L’ultimo scambio tra Cina e Corea del Nord risale al novembre scorso, quando si era recato a Pyongyang l’inviato speciale del presidente cinese, il capo del Dipartimento Affari Internazionali del Partito Comunista Cinese, Song Tao, al quale però Kim aveva rifiutato l’incontro. Tra Xi e Kim era noto ci fosse antipatia. Soprattutto da quando Kim aveva lo zio, Jang Song-thaek, vicino al governo cinese. Pechino, maggiore partner economico di Pyongyang, ha per molto tempo fatto orecchie da mercante alle insistenti richieste americane di maggiori sanzioni. Per la Cina è sempre stato prioritario preservare la stabilità e scongiurare il collasso del regime nordcoreano nel timore di dover gestire un flusso di rifugiati ai confini e soldati americani alle porte di casa. Ma dopo l’ultimo test nucleare del 3 settembre scorso, Pechino aveva mostrato una linea dura verso la Corea del Nord, imponendo, già poche settimane dopo, un tetto alle esportazioni di greggio verso Pyongyang e la chiusura entro quattro mesi di tutte le imprese nord-coreane, anche in joint-venture con gruppi locali. I rapporti si erano fatti tesi, e il dialogo si era apparentemente chiuso: lo aveva ammesso, a gennaio scorso, anche l’inviato speciale di Pechino per la questione nord-coreana, Kong Xuanyou, definendo “complicate” le visite a Pyongyang.
La Cina, appoggiando le sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha ricondotto Kim all’ovile. “L’irrigidimento delle sanzioni ha reso il riapproccio con la Cina una questione di massima urgenza per la Corea del Nord”, spiega al Washington Post Cheong Seong-chang, esperto di leadership nordcoreana presso il Sejong Institut.
Il viaggio di Kim potrebbe significare un riavvicinamento tra i due Paesi confinanti, e soprattutto un rientro in grande stile della Cina nei colloqui per la risoluzione della crisi nord-coreana, dopo che negli ultimi mesi il ruolo dominante era stato svolto soprattutto da Seul.
Xi si è garantito che gli interessi cinesi vengano tutelati quando Kim andrà a incontrare Trump, mentre la Corea del Nord ha ottenuto una sorta di assicurazione qualora i colloqui naufragassero. Mentre la Casa Bianca, spiega Bloomberg, dice che il summit Kim-Xi ha mostrato che le pressioni funzionano, i ricuciti rapporti con la Cina potrebbero aiutare la Corea del Nord a indebolire le sanzioni alzando il costo di un intervento militare americano.
Cosa ha ottenuto Xi
Per gli esperti cinesi di questioni nord-coreane, la visita di Kim a Pechino è il segnale che la Cina non è stata marginalizzata nella questione della penisola coreana, dopo che gli ultimi sviluppi l’avevano vista in secondo piano, un segnale su cui converge anche opinione di Michael Kovrig, senior adviser per l’Asia Nord-orientale per l’International Crisis Group, citato da diverse testate, che avverte però, che “non sarà facile” creare le condizioni in base alle quali Kim si senta abbastanza sicuro da procedere allo smantellamento del proprio arsenale nucleare. La visita a sorpresa, tenuta segreta fino al ritorno in Corea del Nord di Kim, avrebbe avuto come scopo anche quello di “aprire un nuovo capitolo nelle relazioni amichevoli tra Cina e Corea del Nord”, scrive oggi in un editoriale pubblicato on line il tabloid Global Times.
“La Cina è nervosa rispetto alla possibilità che il summit Kim-Trump possa portare alla risoluzione della questione nucleare”, ha detto Zhang Baohui, direttore del Centro Studi Asiatici della Lingnan University a Hong Kong. “Così i cinesi potrebbero aver deciso di porgere un ramo d’olivo a Kim per tenerlo dalla sua parte”. E’ chiaro poi che l’incontro con Kim abbia rafforzato Xi nel bel mezzo di attriti commerciali con gli Stati Uniti (che ha annunciato dazi per 60 miliardi contro l'import cinese per colpire le industrie del piano "Made in China 2025"). Tra Pechino e Washington il clima è molto teso anche su Taiwan.
La mossa di Xi suggerisce la possibilità che i cinesi spingano affinché dai possibili summit di Seul e di Washington resuscitino i “Dialoghi a sei” sulla denuclearizzazione, interrotti nel 2009, e che includono Cina, Giappone Russia.
“Pechino vuole condizionare l’agenda dei prossimi summit”, ha detto al Washington Post Adam Mount, direttore del Defense Posture Projects presso la Federation of American Scientists. “Le divisioni tra Pechino e Pyongyang – ha continuato - sono state un importante elemento nella campagna di pressione di Trump”. Ora, ha sottolineando, il rinnovamento dell’alleanza sino-americana potrebbe indebolire “la mano di Trump nei negoziati e diminuire ulteriormente l’efficacia delle minacce militari americane”.
La posizione di Trump
Ma Trump deve stare in guardia. Il presidente americano ha di recente licenziato il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster sostituendolo con John Bolton, già inviato speciale alle Nazioni Uniti, il quale si è di recente espresso a favore di un attacco preventivo alla Corea del Nord. “Le opzioni militari sono di nuovo sul tavolo, quindi la Corea del Nord ha bisogno di una Cina più forte nel processo negoziale”, ha detto Bernt Berget, ricercatore esperto di Asia presso il German Council on Foreign Relations a Berlino.
Cosa ha ottenuto Kim
Gli analisti nel medio termine leggono nell’incontro con Xi la conferma che il summit con Trump si farà. Il leader nordcoreano adesso potrà tornare al tavolo delle trattative con maggiore sicurezza. “La stretta di mano con Xi è una svolta rispetto all’isolamento diplomatico imposto al regime nordcoreano”, ha detto Cai Jian, direttore esecutivo del Centro di studi coreani della Fudan University di Shanghai. “Kim va a trattare con il mondo occidentale avendo un maggior potere negoziale”.
Trump non potrà più liquidarlo come il “little rocket man”. Il leader nordcoreano ha esordito sul palcoscenico internazionale mettendo a punto “una strategia diplomatica ben studiata e calibrata”, dice Jean Lee, esperta di questioni nordcoreane e ricercatore del Wilson Center a Washington. “Kim oggi può forzare i leader regionali a trattarlo da pari a pari, non come il giovane figlio di un dittatore”.
Nel breve periodo, scrive Bloomberg, Kim Jong-un punta ad alleggerire le sanzioni. Sul lungo periodo, il leader di Pyongyang vuole raggiungere un trattato di pace che chiuda formalmente la Guerra di Corea (che si concluse nel 1953 con un armistizio) e assicuri che gli interessi della sua famiglia vengano preservati. Per raggiungere questi obiettivi, è fondamentale per Kim ottenere il supporto dei maggiori partner commerciali nordcoreani e una economia in ripresa prima di incontrare Trump.
“La Cina è indispensabile per la Corea del Nord, Kim non avrebbe mai potuto avviare un dialogo con Trump senza consultare prima Pechino”, ha detto Shi Yongming, ex-diplomatico cinese e ricercatore del China Institute of International Studies. “Cosa accadrà adesso dipenderà dagli Stati Uniti perché l’amministrazione targata Trump è piena di falchi”.
Nel quadro generale non bisognerebbe, forse, neppure trascurare l’importanza per Kim di stringere legami con la nuova classe dirigente che solo da alcuni giorni occupa le poltrone più importanti dello Stato, in Cina.