E' durata quattro mesi la fuga di Carles Puigdemont: l'ex presidente della Generalitat catalana è stato fermato dalla polizia tedesca vicino ad Amburgo, dopo che aveva varcato in auto il confine proveniente dalla Danimarca, e ora rischia l'estradizione in Spagna.
Solo a ottobre scorso Puigdemont veniva acclamato dalla folla indipendentista dopo il referendum per la secessione. Fuggito in Belgio il 30 ottobre scorso, è stato bloccato a Schuby e portato in un commissariato da dove è stato trasferito nel carcere di Neumuenster. Il 23 marzo era stato incriminato per sedizione dalla Corte suprema spagnola e rinviato a giudizio insieme ad altri 12 esponenti indipendentisti catalani.
L'arresto in Germania, secondo Repubblica, complica la posizione processuale del leader catalano, dal momento che, a differenza del Belgio, la Germania ha nel suo codice penale il reato di alto tradimento, equiparabile a quello di ribellione, con pene che vanno dai dieci anni all'ergastolo.
Le regole del mandato d'arresto europeo, in vigore dal 2004, prevedono che come primo passo la magistratura tedesca decida se mantenere Puigdemont in stato di fermo mentre si decide dell'eventuale estradizione. Estradizione che potrebbe avvenire in tempi molto brevi, entro 10 giorni, se Puigdemont non si oppone. In caso contrario, la decisione deve essere presa entro un massimo di 60 giorni.
E' stata l'intelligence spagnola a segnalare a quella tedesca della sua possibile presenza in Germania, nelle stesse ore in cui a Barcellona il Parlamento catalano tentava invano di eleggere alla presidenza della Generalitat l'indipendentista Jordi Turull, che è stato rinchiuso nuovamente in prigione.
Che succede in Catalogna
Il governo di Madrid aveva avvertito Torrent che avrebbe commesso un reato se avesse insistito nel tenere la sessione di investitura. Il 23 marzo la Corte suprema aveva ordinato la carcerazione preventiva per Turull, per l'ex presidente del parlamento catalano, Carme Forcadell, e per gli ex ministri catalani Raul Romeva, Joseph Rull e Dolors Bassa. E aveva ordinato di riattivare l'ordine di arresto internazionale ed europeo contro Puigdemont. Turull, Junqueras, Forcadell e la leader di Erc, Marta Rovira, rischiano fino a 30 anni di carcere. Finora sono 25 i dirigenti catalani incriminati per il tentativo di secessione culminato nel referendum sull'indipendenza dell'ottobre.
Come è cominciato tutto
L’11 settembre 2012, ricostruisce il Corriere, può essere considerato il giorno in cui si è messa in moto la slavina politica che ha trascinato Catalogna e Spagna allo scontro frontale e quindi all’arresto di Puigdemont. Da sempre a Barcellona l’11 settembre è la Diada, la festa nazionale, ma quella volta divenne una straordinaria protesta capace di portare in piazza un catalano su sette e di mescolare sotto la bandiera del nazionalismo localista un gran numero di motivazioni, tutte assieme capaci di provocare la “protesta perfetta”.
Da dove è venuto Puigdemont
Il 10 gennaio 2016 il Parlament di Barcellona sostituisce il presidente Arthur Mas con il semi sconosciuto sindaco di Girona Carles Puigdemont. Più che un voto a favore di Puigdemont fu un dispetto a Mas da parte di alcuni alleati che non si accontentavano più dell’indipendentismo borghese di Mas. Puigdemont viene nominato sulla base di un programma di forte contrapposizione a Madrid che aveva sin nei programmi elettorali dei partiti della sua coalizione l’obbiettivo di “creare le condizioni per costruire la Repubblica indipendente catalana”.
In cosa consiste il Mandato di Arresto Europeo (Mae)?
Si tratta di uno strumento varato come risposta europea agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001. Ricorda Euronews che, sebbene fosse stato concepito solo per combattere i reati di terrorismo, è poi via via è stato esteso per coprirne altri fino ad includere una lista di 32 fattispecie criminali.
Per tutti gli altri crimini non inclusi nella lista rimane il criterio della doppia incriminazione (ed è per questo che la Spagna non era sicura che il Belgio avesse potuto eseguire il Mae per i reati di sedizione e ribellione).
All'epoca della sua approvazione erano solo 15 i paesi a far parte dell'UE, una revisione del mandato d'arresto europeo adesso vorrebbe dire metter d'accordo 28 governi nazionali.
Il Mae può essere spiccato se il ricercato è accusato (non ancora giudicato colpevole) di un crimine per il quale è previsto almeno un anno di prigione. In caso di sentenza, essa deve prevedere una pena minima di almeno 4 anni di carcere.
Non vale per reati futili come rubare una bicicletta e va usato secondo un principio di proporzionalità. Quindi, prima di emetterlo, le autorità nazionali devono valutare la gravità del reato, la durata della pena e il rapporto costo-beneficio.
Prima del 2004 rifiutare di consegnare un sospetto criminale era un fatto comune. L'assenza di alcuni capi di imputazione nei vari stati rendeva il tutto più complicato. Oggi ci si può rifiutare di consegnare qualcuno solamente in casi molto particolari (per esempio, se il sospetto criminale non può più essere processato nella nazione esecutrice del MAE per scadenza dei termini di prescrizione).
L'imputato che si trova nel Paese straniero ha diritto ad un interprete, ad una traduzione, ad essere al corrente dei propri diritti, ad avere accesso ad un avvocato e comunicare con la propria famiglia e al supporto legale. Qui è possibile trovare l'elenco completo dei casi per cui il mandato di arresto si applica sempre e comunque. Tra essi: terrorismo, corruzione, riciclaggio, criminalità informatica, stupro, racket ed estorsioni. In caso un reato non sia compreso in queste 32 categorie, il Paese esecutore può rifiutarsi di estradare un criminale, o presunto tale, se in base alle proprie leggi non riconosce la punibilità del fatto di cui è accusato.