Nicolas Sarkozy in stato di fermo per una presunta maxitangente da cinque milioni. Soldi provenienti dalle casse di uno stato nordafricano da sempre controverso, per volere di un leader da sempre discusso. O discusso fino al momento in cui Muhammar Gheddafi, guida della Rivoluzione Verde di Libia e poi fondatore della Grande Giamahiria Socialista, venne ucciso in circostanze mai chiarite, al termine di una rivolta dietro la quale in molti videro e vedono la mano proprio dell’Eliseo a guida Sarkozy.
I fatti su cui indaga la procura di Nanterre, alla periferia di Parigi, risalgono al 2007. Sarkozy era in cerca di fondi per finanziare la campagna elettorale per la conquista della più alta magistratura francese. A fornirglieli un faccendiere franco-libanese, Ziad Takieddine, che li avrebbe portati di persona a Parigi per consegnarli direttamente in parte a Claude Guéant, futuro segretario Generale dell’Eliseo, in parte allo stesso candidato, che all’epoca ricopriva anche un delicato ruolo istituzionale: era ministro dell’interno.
Le rivelazioni dell'ex capo dei servizi libici
L’inchiesta però ci mette molto tempo a partire: bisogna aspettare il crollo del regime di Gheddafi, nell’ottobre del 2011, e soprattutto le rivelazioni dell’anno successivo da parte di Abdallah Senoussi, l’ormai ex capo dei servizi segreti del deposto regime. È lui, di fronte ad una commissione d’inchiesta del traballante governo provvisorio succeduto a Gheddafi, a fare per la prima volta menzione dello scambio di denaro. Parte l’inchiesta, che però ci mette non poco prima di prendere l’abbrivio. Nel frattempo Sarkozy, in contemporanea alle dichiarazioni di Senoussi, tenta inutilmente di essere rieletto: vincerà il candidato socialista Francois Hollande. E anche da questa campagna elettorale scaturirà una nuova inchiesta della magistratura per finanziamenti illeciti: si scopre, tra l’altro, che il leader della destra francese ha speso almeno 20 milioni in più nel suo inutile tentativo di riconferma di quanto la legge non permetta.
Quattro anni dopo la svolta: Takieddine inizia a parlare, le accuse si fanno più circoscritte e consistenti. Intanto lui, l’indiziato, tenta una terza scalata all’Eliseo: finirà sconfitto, nel campo dei Republicains, dal compagno di partito Francois Fillon, a sua volta azzoppato da un caso di favoritismi e nepotismi.
La cronaca della giornata parla delle prime indiscrezioni, filtrate attraverso il sito di Le Monde, poi confermate dalle autorità giudiziarie. Sarkozy, si viene a sapere, è stato convocato: dovrà essere interrogato. Poi si precisa: è in stato di fermo. Entro 48 opre dovrà presentarsi di fronte al giudice istruttore, che deciderà se rinviarlo o meno a giudizio. Lo scorso anno, a febbraio, nel pieno dello scontro politico con Fillon, questi lo attaccò dicendo: “Vi immaginate De Gaulle interrogato dalla magistratura per una malversazione?”. Magari il profeta non era dei più autorevoli, ma la previsione si è avverata.